Ci sono esperienze che, quando ti guardi indietro, non puoi che riconoscere come solchi profondi e fecondi della vita, tracce destinate a non essere cancellate; voltandomi, vedo tracce che hanno contribuito a costruire chi sono io oggi e – forse – anche chi sarà mia figlia Alice domani: è l’esperienza in Azione Cattolica (A.C.), che tanto ha lasciato nella mia vita e fortemente ha contribuito alla crescita e al passaggio mio e di tanti altri giovani verso la vita adulta.

Un tuffo nella fratellanza

L’azione Cattolica non la studi prima di avvicinartici: spesso ci entri con tutti i piedi fin sopra la testa e ne fai esperienza diretta in prima persona. Così è stato per me, quando le mie amiche quattordicenni mi invitarono al loro campo scuola estivo dell’Acr, dedicato a bambini di scuole elementari e medie, pur non avendo io frequentato gli incontri invernali, perché appartenevo ad un’altra parrocchia. Ovviamente pensare di passare un’intera settimana fuori casa con le mie amiche a giocare, vivere esperienze nuove, staccare dalla routine quotidiana, fare attività stimolanti e approfondire la mia fede cristiana, a cui già ero sensibile, era quanto di più allettante potesse prospettarsi dopo l’esame di terza media. Così è iniziata la mia avventura in questa associazione che, in un modo di fare spontaneo, accogliente e semplice, è riuscita nel corso degli anni ad alimentare la fratellanza reciproca, il confronto tra esperienze e la trasmissione di valori sia cristiani che umani da una generazione all’altra.

Già, la trasmissione dei valori: è questo il punto di forza di questa associazione, che attraverso giochi o attività pensate proprio per simulare le esperienze quotidiane che bambini o ragazzi vivono nei loro giorni, permette di aprire mente e cuore a domande decisive e risposte inevitabili! “Azioni” che si svolgono tra le mura di una parrocchia ma che servono a trovarsi pronti poi negli eventi di ogni giorno, in concreto.

Gruppo di persone unite tra loro e accorpate attorno ad un unico centro

Tutto questo viene proposto e svolto da educatori appositamente formati al ruolo, che mettendosi in ascolto ed avvicinandosi con affetto ai ragazzi che hanno di fronte, creano quel legame di fiducia e riferimento che nel tempo sarà difficile cancellare. Ancora oggi mi capita di incontrare educatori che hanno seguito la mia formazione umana e cristiana magari solo per qualche incontro, ma le parole, le risate, le emozioni e la saggezza che da essi ho ricevuto, fa sempre quell’effetto “tuffo al cuore” che rispecchia una grande gratitudine.

Quel legame che non so spiegare

Dai miei 14 anni ai 20 circa si è creato per me, sia tra coetanei che con gli educatori, un legame che non oserei definire vera e propria amicizia, ma che è un’unione di intenti e di consapevolezze che avvicina con una meravigliosa spontaneità. Tutto questo mi ha accompagnato fino ad oggi, attraverso il salto dalla giovinezza all’età adulta, con i rispettivi cambiamenti di proposta educativa e approccio: insomma, con la crescita si gioca decisamente meno e si riflette più a lungo, preparandosi a scelte di vita cristianamente fondate. Ma nello stile educativo restano invariati gli ingredienti principali: l’apertura al dialogo ed all’accoglienza dei diversi caratteri o stili di pensiero, la volontà di cooperare per un bene comune che possa essere poi attuato nelle scelte (singole o di gruppo) che la vita di ogni giorno offre, la certezza di un gruppo di persone che, al loro massimo, fanno da riferimento laddove la fragilità fa capolino nella vita personale.

L’abbraccio dell’accoglienza

Ecco, se c’è una cosa che negli anni ho toccato con mano in Azione Cattolica è proprio la sensazione di non sentirsi soli, ma poter contare nell’accogliente abbraccio di chi vede in te una persona unica, che vale e che può compiere insieme agli altri azioni meravigliose! Proprio questo è l’augurio che faccio ad Alice quando le propongo, a 20 anni di distanza, di “buttarsi” nell’esperienza dell’A.C. e proprio questo è ciò che le sento raccontare da un anno a questa parte, al ritorno da esperienze di gioco e crescita nell’associazione parrocchiale. Racconti di amicizia, entusiasmo, crescita, riflessione e voglia di continuare a percorrere una strada confortevole ed avventurosa.

Sperando di rompere il recinto dell’individualità

Quello che non posso trascurare però è un augurio: che quella vicinanza sincera e profonda, che è facile esprimere nelle relazioni tra giovani e nella vita di chi fortunatamente ha navigato in acque calme, possa rendersi concreta anche laddove le sfide si fanno più complesse, le lotte più faticose e gli scontri di opinione più decisi. Mi riferisco all’età adulta, quella in cui talvolta le persone fanno scelte fuori dal “fanno tutti così”, esprimendo la propria preferenza per decisioni magari difficili da condividere per la maggioranza. Una convivenza prima di sposarsi, una separazione matrimoniale inaspettata, un cambio di lavoro drastico, una scelta educativa anticonvenzionale per i propri figli. Troppo spesso, come ho anche io sperimentato, al posto di un dialogo profondo che possa quantomeno aumentare la comprensione reciproca, vedo tra gli adulti cinismo e auto referenzialità, che generano per queste situazioni giudizi rapidi, superficiali e limitativi.

L’Azione Cattolica, negli anni, mi ha insegnato il valore del dialogo profondo; invece, durante il faticoso vortice della mia separazione matrimoniale e – successivamente – nello sperimentare la bellezza di costruire una nuova relazione di coppia, ritrovarmi circondata da tanto, tantissimo silenzio da chi per anni ha condiviso con me i passi più importanti, è stato sicuramente deludente e triste. Più triste e inopportuna di tutti è stata la consapevolezza che, in vicende come questa, nessuno tiene in considerazione quanta sofferenza, fatica e coraggio costino certe scelte, e le giudicano invece solo come decisioni impulsive e poco soppesate.

Arriverà un tempo in cui racconterò a mia figlia anche questo, ma per adesso le trasmetto volentieri il lato più positivo della medaglia: la mia affezione ad un’esperienza umanamente preziosissima, quella in Azione Cattolica appunto, che non mi fa perdere le speranze in un senso di vicinanza personale che possa oltrepassare il giudizio superficiale, l’egoismo e l’isolamento nel proprio mondo, a favore di un prendersi per mano e guardare insieme l’orizzonte della vita, per scorgere i sentieri più favorevoli da percorrere.

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