Ci sono situazioni che ti mettono in discussione anche con poco e ti fanno interrogare sui valori che hai dentro. Adottare un cane che proviene dal canile è stata per me una scelta affatto scontata e impulsiva; nella convinzione che aggiungere un membro alla nostra famiglia ed integrarlo ai nostri ritmi fosse qualcosa di bello, eravamo in verità partiti da qualche preferenza di razza e dunque da alcuni contatti telefonici con i rispettivi allevamenti.
Nel non voler escludere poi anche la possibilità di conoscere l’ambiente del canile, ci siamo presto ricreduti: i cani che stanno lì dentro hanno quantomeno un carattere modificato dal percorso pregresso, o addirittura patologie o problematiche maggiori, quando non dal mero restare in un box per tutta la vita. Ma da tutti loro, che senti abbaiare anche appena arrivi in auto fuori dal cancello, non viene altro che questo desiderio: uscire da lì, correre verso una vita senza sbarre ed entrare a far parte di una nuova famiglia, accogliente, premurosa, amorevole e pronta a ridargli la dignità che meritano.
Spesso la loro diversità la leggi nello sguardo. La loro sete di compagnia, affetto, libertà e normalità è palese…come ogni essere umano che invece di essere accolto viene allontanato, respinto, recluso. Ecco perché ti voglio parlare della nostra adozione di Nikita dal canile.
Un pensiero audace
Per una famiglia come la nostra, prendere un cane era evidentemente una follia: io e il mio compagno, entrambi separati, con in tutto tre bambini, due lavori da portare avanti e tanti incastri quotidiani da non potersi permettere di sbagliare. Di contro, la volontà di prendere un impegno così grande nasceva da una passione profonda per i quattro zampe che proprio noi adulti nutriamo da anni, probabilmente da sempre. Passione rimasta a lungo sopita e infine placata dalla solita conclusione: con tutto quello che abbiamo da fare, prendere anche un cane è una follia!
Eppure a volte le follie si fanno proprio volentieri, come è successo la scorsa estate, quando guardandoci in faccia, ci siamo detti che eravamo pronti ad aggiungere un “pelosetto” che fosse tutto nostro, per la gioia naturalmente anche dei bambini, che ne avrebbero tratto un’occasione di crescita e relazione.
Inizia l’avventura!
La flessione della pandemia che ha caratterizzato la scorsa estate ci ha permesso di prendere contatto facilmente con il canile più vicino a casa nostra: attraversare l’ambiente di vita dei quasi 200 ospiti sarebbe stato un primo impatto già importante per capire se sentivamo dentro di noi il senso di uno slancio impulsivo, oppure l’avvio di una scelta ben convinta. Se ami i cani, quando entri in un canile non puoi desiderare altro: dare a tutti loro un futuro diverso da quello che gli spetta in quel contesto. Per quanto siano ben tenuti e apparentemente sereni, la libertà e la compagnia con le persone che ognuno di loro potrebbe godersi… può andare decisamente oltre.
Questo è stato il mio pensiero il giorno del nostro primo giro. Un giro in cui l’educatore cinofilo di riferimento si è accuratamente informato sul contesto familiare e logistico in cui il cane da scegliere si sarebbe trovato. Non cercavamo il cane perfetto, né tanto meno eravamo selettivi sulla razza, ma con molta onestà ci siamo detti che scegliere un cane di cui non avremmo potuto prenderci debitamente cura in questa stagione impegnata della nostra vita, sarebbe stato un errore e una grande mancanza di serietà. Quando desideri togliere un cane dal canile, devi fare in modo che la scelta sia irreversibile, perché fatta più per il bene del cane che per un desiderio autoreferenziale… Altrimenti, tanto vale non farla affatto.

Dai box uscirono 3 cani, che erano quelli che ci venivano presentati con una migliore affinità. Una in particolare ci colpì: era una Amstaff di taglia media, con il muso dipinto metà di bianco e metà di nero e un nasino rosa da far tenerezza, tanto quanto il suo carattere schivo ma docile. Indovina un po’, una volta tornata a casa, chi mi sono immaginata che mi camminasse accanto, girando di stanza in stanza?
Passo dopo passo, a sei zampe!
Per via di diverse concomitanze, passarono diverse settimane prima che rivedessimo Nikita: così aumentarono tanto l’impaziente inquietudine di rivederla, quanto la convinzione che la strada appena intrapresa fosse quella giusta. Anche i nostri bambini hanno vissuto l’attesa con curiosità e interesse e neanche a dirlo, le poche foto che avevamo a nostra disposizione le abbiamo guardate e riguardate innumerevoli volte!
Questi giorni “in attesa di rivederci” ci servirono a capire che il carattere pauroso dovuto al passato di maltrattamenti subìto, facevano di Nikita un animale a cui dover prestare attenzioni particolari all’inizio, ma che ci avrebbe riservato tanto di prezioso per il futuro. Le cose sono andate esattamente per questo verso e ce ne siamo accorti già nelle successive uscite conoscitive, dove l’affettuosità e la voglia di Nikita di fidarsi di noi le si leggevano negli occhi. Il suo “bacino” sul mio naso dopo soli pochi incontri in canile mi ha rapito il cuore, mi ha stretto a lei per sempre, mi ha messo in petto la convinzione che di lì a poco sarebbe iniziata una nuova bellissima pagina della nostra vita.
Benvenuta a casa nostra!
Come previsto, i primi giorni furono per lei caratterizzati da un atteggiamento di continuo timore: lei, che prima del canile invece che amore aveva ricevuto maltrattamenti e denutrizione, aveva bisogno di riconquistare da capo la fiducia verso un nuovo ambiente, nuovi spazi, nuovi rumori, e nuove persone a cui affidare completamente la sua esistenza e…la sua felicità!

Per dieci giorni Nikita non ha mai abbaiato, presa totalmente dal suo atteggiamento ricettivo e ancora insicuro. Per più di un mese il suo andamento era a orecchie basse e coda tra le gambe: anche solo il rombo di una moto era un enorme spavento. Per diverso tempo la sua tensione era così alta che se era stanca, rimaneva in piedi barcollando, pur di non azzardarsi ad accovacciarsi “dove capita”.
Tutto questo ha richiesto da parte nostra solo un impegno: essere presenti con lei il più possibile, trasmettendole fiducia e serenità. Una presenza che non significa morbosità… Era necessario per lei esserci in modo paziente ma stimolante e volentieri l’abbiamo fatto, ciascuno a modo proprio.
Costruendo il quotidiano
Un po’come quando ti arriva un figlio, il bello è scoprire giorno per giorno le nuove routine, i nuovi gesti che intessono il rapporto, i caratteri, le preferenze reciproche e il modo comune di trasmettersi amore. Sì, perché se è vero che un cane puoi averlo solo per un po’ di compagnia, è vero anche che questa esperienza può dimostrarti quanto amore può nascere da un rapporto uomo-animale.

Nikita ci ha fatto scoprire sguardi di tenerezza sincera, la gioia incontenibile di vederti quando rientri a casa, i salti euforici quando sa che condivideremo una bella passeggiata insieme. Capisci che è stata la scelta giusta quando i cambi di programma fatti per lei non ti pesano, anzi è spontaneo includere anche lei nel pianificare la giornata; o quando non puoi fare a meno del momento di coccole quotidiano, della condivisione del tempo reciproco, del trattare quel cane come un vero appartenente alla famiglia.

Dopo 7 mesi con noi, i limiti che Nikita si porta dietro dal suo passato turbolento non sono ancora stati tutti superati. Se accadrà, ne saremo felicissimi; ma lo saremo comunque, perché il suo sguardo dice già tanto: parla di una cagnolina riservata e mansueta che ha sperimentato la gioia di una nuova certezza: una casa confortevole e sicura, persone che la amano ogni giorno e disposte a non lasciarla mai fino all’ultimo dei suoi giorni… proprio come ogni essere vivente merita.