Mi piace andare oltre il bianco e il nero. Mi piace pensare che nella vita le sfumature contino e possano regalare verità è bellezza. Mi piace la convinzione che ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia e non è solo buona o solo cattiva.

Oggi voglio parlarti del silenzio, delle volte in cui esso è una proficua carezza per l’anima e di quelle un cui è invece veleno che corrode. 

Il silenzio è d’oro, ma quando?

Pensa a quante volte hai avuto parentesi di solitudine nelle tue giornate, fatte di giardino, divano o di una piccola passeggiata per staccare la spina dalle ore lasciate alle spalle: sono quei momenti, magari fatti davvero di pochi minuti, a circondarti di un silenzio che ti fa riprendere fiato.
È un silenzio sacro direi, perché solo grazie a quella quiete esteriore puoi dare voce libera ai tuoi pensieri e ai tuoi sentimenti. È il silenzio di cui non dovresti mai fare a meno per più di qualche giorno, perché solo esso saprà far risuonare le corde più importanti del tuo cuore

Una donna scesa dalla sua bici si concede una passeggiata solitaria in campagna

Meglio tacere

C’è un altro silenzio che merita di essere praticato ed è quello del rispetto. Quando non conosci una situazione, non sei competente in quel contesto, non hai gli strumenti per dar giudizi di valore ad una persona… beh, tacere è la migliore scelta che tu possa fare. È un silenzio fecondo, questo, perché mettere da parte te stesso apre alla possibilità di ascoltare la vita, le sue pieghe più nascoste e le sue sfaccettature più inaspettate. << Non è sempre il momento di dire la tua>>…mi ripeto spesso! 

Guerra fredda, ma breve

Io ed il mio compagno abbiamo entrambi un carattere deciso e acceso, che rende i nostri confronti a volte scoppiettanti! L’altro giorno abbiamo avuto una discussione, alla fine della quale non siamo riusciti a trovare una soluzione alla questione che fosse davvero condivisa da entrambi. Così, dopo esserci detti tutto, non è rimasto altro che un lungo silenzio.

Una coppia si confronta in un momento di distanza e difficoltà

Ne ho avuto paura all’inizio, perché somigliava ad un muro divisorio, mentre semplicemente ciascuno di noi stava decantando dentro di sé l’opinione dell’altro, proprio per dare senso a quel confronto e farne nascere frutti migliori. Sbloccarsi da quel lungo silenzio è stato tanto ovvio quanto graduale, nella certezza che opinioni diverse non cancellano la stima, l’affetto e la sicurezza che si prova verso l’altro.

Una lenta corrosione

La cerniera che divide il silenzio sano da quello malato è sottile e infida. Non lo riconosci facilmente quel silenzio dannoso, che corrode i rapporti lentamente e li riduce all’osso. Io ho saputo rendermene conto solo quando alcuni rapporti fino a quel momento solidi e duraturi si sono rivelati come un pugno di sabbia in mano. Laddove le circostanze o, peggio ancora, la volontà dei singoli creano rapporti sempre più chiusi, incentrati su sé stessi o perfino sleali, tra le due persone resta solo un glaciale distacco, dove il silenzio è il vento gelido che mantiene e consolida il distacco stesso. 
Nonostante razionalmente sappia che distanziamenti del genere possono capitare, c’è una parte di me che spera ancora che il disgelo faccia rifiorire bellezza, vicinanza e complicità.

Un silenzio assordante

C’è qualcosa poi che mi risuona dentro quando penso al silenzio: la mancanza di espressione verbale con cui convive chi non ha la capacità di parlare.

Un abbraccio tra nonna e nipote parla più di tante parole

Mi fa soffrire pensare al peso di chi deve adeguarsi a trovare altri modi per comunicare, e ne immagino la fatica costante, pur se necessaria. È un silenzio assordante quello di chi non è vocale, che merita il più profondo sostegno e che non deve in alcun modo limitare la dignità ed il riconoscimento della persona. Quella dignità sarà reale e viva solo se incrociando la nostra vita con quella di chi vive nel silenzio sapremo far nascere gesti eloquenti, capaci di riempire quelle parole non dette con una comunicazione altrettanto potente, colorata di amore. 

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