Ritrovarsi dalla sera alla mattina letteralmente rinchiusi in casa, privati della libertà, fa impazzire chiunque: ci si sente persi, pervasi da un’inquietudine che si riverbera persino sulla capacità di mantenersi mentalmente lucidi nel lungo periodo.
Se non hai particolari preoccupazioni lavorative o di salute, per te e per i tuoi cari, o se non hai figli, questo periodo può trasformarsi in un momento da dedicare alla cura di sé e dei propri interessi.
Diversamente, la quotidianità può diventare una vera e propria lotta alla sopravvivenza fisica e psicologica, soprattutto se non ti attrezzi con nuove strategie ed energie per affrontarla.
A quattr’occhi con i bisogni speciali di tuo figlio
È una situazione difficile con ogni bambino. Ma se tuo figlio è un ragazzo autistico o con ritardo cognitivo, non puoi improvvisare né affidarti al caso: devi, invece, aiutarlo a vivere questa situazione incomprensibile ai suoi occhi.
Mio figlio ha dieci anni, un ritardo cognitivo severo ed è autistico.
Lui, come pressoché tutti coloro che si trovano nella sua condizione, è fortemente legato alla routine, ai luoghi e ai volti che gli sono noti, alle abitudini, vissuti come rassicuranti rituali di sopravvivenza in un mondo che, spesso, non riesce a codificare del tutto. Al contempo, c’è per ragazzi come lui la necessità di variare spesso il contesto in cui si trovano, nonché il bisogno di stimoli e di luoghi rasserenanti, come potrebbe essere un semplice giro in macchina.
Quando tutto questo viene a mancare, senza un intervento efficace i nostri ragazzi vanno in crisi, si chiudono in sé stessi in balia di uno stato depressivo o, al contrario, aggressivo: nella peggiore delle ipotesi regrediscono o debbono essere contenuti tramite psicofarmaci.
Se sei genitore di un ragazzino autistico o con ritardo cognitivo, quindi, ti conviene rimboccarti le maniche, perché sarai tu a dovergli fornire il supporto di cui ha bisogno e mettere in atto ogni strategia necessaria per trasformare un periodo potenzialmente pericoloso in un tempo tranquillo e, perché no, di crescita reciproca.
Il mio punto di partenza
Se in questi anni hai imparato a conoscermi, sai che ti parlerò solo ed esclusivamente della mia personale esperienza, senza alcuna pretesa di generalizzazione.
Qui puoi trovare spunti e suggerimenti preziosi che possono esserti di aiuto ma che, ovviamente, non si sostituiscono ai consigli dei professionisti che ti supportano.
Ti parlerò, quindi, di come ho affrontato questa situazione con mio figlio Giuliano: autistico secondario ad una patologia metabolica (MME); verbale ma non vocale (si esprime tramite Pecs); con ritardo cognitivo grave; con impossibilità di essere preparato tramite parole o immagini al cambiamento; fortemente ancorato alla routine, a luoghi ed abitudini; con poca tolleranza alla frustrazione.
Primo step: non arrivare impreparato al primo giorno di “reclusione in casa”
La notizia di un lockdown o di una quarantena, quando arriva, va a stravolgere già il giorno a seguire.
Sin dal primo momento, quindi, è necessario che organizzi materialmente la giornata successiva e che ti prepari mentalmente a fare ciò che serve: tuo figlio, infatti, sin dal risveglio avrà bisogno di ritrovare in te una figura di riferimento pronta a guidarlo ed aiutarlo ad affrontare i difficili, incomprensibili e repentini cambiamenti, che ignora (se non è possibile dargli spiegazioni per il suo livello cognitivo) e che lo aspettano.
I fronti su cui lavorare sono due: l’aspetto pratico e quello psicologico.
Il lavoro, inoltre, sarà duplice, dovendoti non solo adoperare per mantenere in equilibrio tuo figlio, ma prima di tutto te stesso: se vuoi aiutare lui, infatti, dovrai prima di tutto fare un lavoro di preparazione e di “riprogrammazione” pratico-emotiva su te stesso.
Un lavoro di immane fatica personale e che sembra impossibile in un momento già destabilizzante di suo, lo so… ma necessario! Se io l’ho fatto, puoi tranquillamente farlo anche tu!
Fai una selezione delle immagini che usa tuo figlio per comunicare
Se tuo figlio non è vocale ma comunica per immagini, o se ha bisogno del supporto di un’agenda giornaliera visiva come punto di riferimento quotidiano, devi subito mettervi mano.
È indispensabile, questo, soprattutto nel caso in cui ti sia impossibile fargli comprendere preventivamente il motivo e la necessità di non poter più uscire né vedere coloro che fanno parte della sua routine. Un’esigenza, questa, che si fa ancor più impellente nel caso in cui anche tuo figlio ha una bassa tolleranza alla frustrazione di fronte ai divieti.
Riorganizzando le immagini Pecs e dell’agenda visiva, quindi, ti consiglio di togliere quelle che corrispondono a cose o attività che non potrà fare: ad esempio, andare al parco, andare a scuola, vedere i suoi compagni, andare a terapia, passeggiare.
In questo modo la frustrazione di tuo figlio – che si ritroverà non solo nell’impossibilità di fare le sue cose ma anche di poterle chiedere – sarà grande, ma tutta concentrata nelle prime giornate.
Quella mattina Giuliano, svegliandosi e non trovando più le sue immagini ed impossibilitato ad esprimersi diversamente, si è seduto a terra ed ha pianto: un lungo pianto disperato al quale si è aggiunto il mio, silenzioso e celato.
Ma questa scelta, in apparenza crudele, si è rivelata vincente per i giorni successivi, durante i quali ho potuto evitare di dire continuamente “no” alle sue richieste e, quindi, di scatenare in lui crisi e violenti comportamenti problema.
Arricchisci l’agenda giornaliera
Comporre l’agenda giornaliera, passando da giornate super impegnate a vuote, non è affatto semplice: il rischio che si corre è quello che tuo figlio si senta sperduto, annoiato e vada in frustrazione, con i relativi problemi che conosci già.
È necessario, quindi, ingegnarsi, costruendola in modo tale che ai suoi occhi risulti comunque piena di cose da fare e di momenti ben scanditi.
In che modo?
Scomponi le attività quotidiane che è abituato a fare e metti in risalto le attività che dai per scontate!
Ad esempio, se l’agenda visiva prevede del tempo libero e sai che tuo figlio utilizzerà parte di quel tempo per fare un determinato gioco, diversifica le immagini ed inserisci nella programmazione anche quella relativa al gioco in questione.
Puoi, inoltre, inserire attività cui, magari, non è mai stato dato valore, approfittando di un tempo più diluito per affinarne l’apprendimento (come apparecchiare, prendere la legna, fare il bucato… cose semplici).
Così facendo la percezione di tuo figlio della giornata che lo aspetta sarà piena di cose da fare, felice del fatto che molte siano proprio con te.
Come affrontare e gestire nel concreto le giornate che ti aspettano? Come mantenere il controllo su tuo figlio e sul suo equilibrio emotivo? Come gestire i momenti più critici? Come trasformare un momento difficile come questo in un’occasione di crescita per entrambi?
La risposta a queste ed altre domande, nella seconda parte dell’articolo! Ti aspetto!