In questo articolo ho voluto approfondire l’argomento Malattie Metaboliche Ereditarie (MME).
Di scritti su queste patologie, accessibili “ai non addetti ai lavori”, ce ne sono davvero pochi.
Almeno per me, invece, non appena avuta la diagnosi di Acidemia Metilmalonica Mut- di mio figlio, è stato impellente il bisogno di studiare, conoscere e comprendere i meccanismi di questa malattia, dal nome così sconosciuto, che avremmo dovuto combattere e contenere per sempre.
Voglio quindi condividere con voi il poco materiale che ho raccolto e che mi ha permesso di farmi un’idea più precisa di queste patologie, così complesse da richiedere un trattamento in equipe multi specialistica, coinvolgendo tutti gli organi vitali nella loro interazione.
Lo so, è sicuramente un argomento molto meno intrigante di altri che avrei potuto trattare… ma ci sono cose che tutti dovremmo conoscere, anche se apparentemente “noiose” e complicate: sono informazioni dalle quali non si può prescindere se vogliamo essere consapevoli del mondo in cui viviamo e dell’importanza di alcuni esami cui vengono sottoposti i bambini a poche ore dalla nascita (parlo dello screening metabolico allargato, reso obbligatorio in tutta Italia solo recentemente con la legge 167/2016).
Senza la conoscenza non possiamo che avere fede… con la conoscenza e la consapevolezza, invece, possiamo affidarci a coloro che riconosceremo subito essere competenti: e quando si parla di salute, specialmente riguardo a chi non può auto tutelarsi come un bambino, questo sforzo di conoscenza è senza dubbio doveroso.
Nel prosieguo cercherò di dare informazioni “tecniche”, seppur nel modo più semplice che mi sarà possibile, sperando di essere in qualche modo utile, principalmente a chi si ritrova a vivere con una MME.
Ovviamente si tratta di un articolo senza alcuna valenza scientifica: i dati epidemiologici e statistici sono stati presi dai vari siti internet in materia (uno tra tutti, Orphanet).
Natura genetica e trasmissibilità delle MME
Il nostro organismo è un sistema complesso di reazioni chimiche, regolate da enzimi.
La malattia metabolica, di cui abbiamo già trattato in precedenza (puoi ritrovare l’articolo qui), si manifesta quando manca o è malfunzionante un enzima che, per essere presente all’interno della cellula e svolgere correttamente la sua funzione, deve essere “previsto” dal nostro patrimonio genetico (DNA).
La causa dell’assenza o del mal funzionamento di quello specifico enzima risiede, quindi, nell’alterazione del gene corrispondente.
Le conseguenze sono: riduzione della produzione di energia, accumulo di sostanze tossiche e la mancanza si substrati vitali per l’organismo.

In quanto malattie genetiche ereditarie, si trasmettono dai genitori ai figli.
La trasmissione può essere autosomica recessiva e, solo in piccola parte, X-linked.
Proviamo a capire come funzionano questi due tipi di trasmissione ereditaria della malattia genetica.
Quella autosomica recessiva, fa sì che due genitori, entrambi portatori sani della patologia (cioè entrambi con il gene mutato, ma senza che la malattia si manifesti, data la presenza nel loro patrimonio genetico del corrispondente gene sano, dominante) trasmettano il gene malato al figlio.
In una coppia portatrice sana, quindi, la probabilità che il figlio nasca malato è del 25%, mentre nel 50% dei casi il figlio nascerà portatore sano della malattia, e solo nel restante 25% dei casi il figlio nascerà sano e non portatore.
La trasmissione ereditaria della malattia metabolica X-linked, invece, segue uno schema diverso.
Si distingue, a sua volta, in trasmissione recessiva e dominante.
La trasmissione di una patologia recessiva, legata al cromosoma X, colpisce i figli maschi.
Se in una coppia di genitori la madre è portatrice di un gene malato su una delle sue due X, i loro figli avranno il 50% di possibilità di ricevere il gene malato, ma con una differenza legata al sesso: solamente i figli maschi nasceranno malati, mentre le figlie femmine saranno portatrici sane della malattia.
Invece, se in una coppia di genitori è il padre ad essere portatore di un gene malato sulla sua X, tutte le figlie femmine che nasceranno saranno portatrici sane della malattia, mentre tutti i figli maschi nasceranno sani non portatori (in quanto il padre trasmettono ai figli maschi solo il cromosoma Y).
Infine, la trasmissione di una patologia dominante, legata al cromosoma X, colpisce solo le femmine: in questo caso, in una coppia di genitori in cui la madre è malata, ci sarà il 50% di probabilità di trasmettere la malattia alle figlie femmine ed il 50% di probabilità di trasmetterla ai figli maschi.
Data l’ereditarietà delle malattie metaboliche, quindi, va presa coscienza del fatto che queste patologie sono destinate ad aumentare in maniera esponenziale negli anni a venire.
Come si manifestano le MME
Le Malattie Metaboliche Ereditarie si manifestano con un’eterogeneità di sintomi tale da impedirne un’immediata identificazione.
Vi sono forme che si manifestano in forma acuta neonatale: sono le forme più gravi, a rapida evoluzione, che possono presentare uno o più sintomi quali ipotonia, convulsioni, vomito, rifiuto dell’alimentazione, sviluppo di gravi handicap neurologici, coma e morte certa se non adeguatamente trattate.
Vi sono malattie metaboliche, invece, che si manifestano in età successiva, persino in età adolescenziale: sono le forme meno aggressive, ma che spesso si rivelano in maniera violenta ed inaspettata, con sintomi iniziali lievi e che compaiono solo in particolari condizioni.
Ho personalmente conosciuto un ragazzino di 13 anni che, colpito da un’ischemia, solo dopo varie ricerche ha scoperto di essere affetto da una MME: fino ad allora il suo organismo aveva sopportato il difetto enzimatico, mostrando solo un lieve ritardo cognitivo.

Se non vengono individuate nei primi giorni di vita con lo screening metabolico allargato, quindi, le malattie metaboliche non solo sono difficilmente individuabili, ma possono portare a gravi conseguenze per l’organismo, fino ad essere letali.
Tipi di MME
La stessa mutazione genetica, in seno ad uno stesso gene, determina una diversa gravità della medesima malattia a seconda della sua localizzazione: ciò spiega l’ampia eterogeneità clinica di ogni patologia.
Non riuscendo a comprendere come ciò potesse accadere, alle mie insistenti domande la nostra dottoressa ricorse a questo esempio illuminante, almeno per me.
<Immagina un gene come fosse un treno, composto da moltissimi vagoni, ognuno dei quali indispensabile a garantire il corretto funzionamento dell’organismo e quindi a mantenerti in salute. La mutazione genetica rappresenta un mal funzionamento di uno dei vagoni. Se il guasto si trova negli ultimi vagoni, il treno farà leva sulla forza motrice dei vagoni che precedono quello in avaria per percorrere la sua strada. Se il guasto riguarda i primi vagoni, la forza motrice diminuisce e con maggior fatica il treno riuscirà a fare il suo percorso. A seconda del vagone colpito dal guasto, si avrà una diversa “storia clinica” del paziente>.
Ad oggi si conoscono più di 600 forme differenti di MME, classificabili in diversi gruppi:
- malattie del metabolismo degli acidi organici (metilmalonico, propionico, isovalerico, glutarico acidemia, ecc.)
- malattie del metabolismo degli aminoacidi (fenilchetonuria, omocistinuria, difetti del ciclo dell’urea, cistinuria)
- malattie del metabolismo dei carboidrati (glicogenosi, galattosemia, intolleranza ereditaria al fruttosio, piruvato carbossilasi e deidrogenasi)
- malattie del matabolismo dei lipidi (ipercolesterolemia familiare e altre dislipidemie)
- malattie del metabolismo delle purine e pirimidine (malattia di Lesch-Nyhan)
- malattie del metabolismo dei metalli (emocromatosi, malattia di Wilson, malattia di Menkes)
- malattie mitocondriali (difetti della catena respiratoria, difetti dell’ossidazione degli acidi grassi)
- malattie lisosomiali (mucopolisaccaridosi, malattia di Niemann-Pick, malattia di Tay-Sachs, leucodistrofia metacromatica)
- malattie perossisomiali (adrenoleucodistrofia, malattia di Zellweger)
- malattie del metabolismo dei neurotrasmettitori (malattia di Canavan, difetto di tirosina idrossilasi).

Va tenuto presente, inoltre, che moltissime MME non sono ancora conosciute o non hanno un riscontro significativo in letteratura proprio per la loro estrema rarità. Ci sono, inoltre, persone affette da più di una MME contemporaneamente, e persone i cui dati clinici rivelano la presenza di un dismetabolismo al quale non si riesce a dare una diagnosi… insomma, c’è ancora molto da scoprire e conoscere sulle malattie metaboliche.
MME sinonimo di malattie rare
Certamente, le malattie metaboliche ereditarie costituiscono patologie rare.
Questo, però, è vero se vengono considerate singolarmente, mentre se valutate per gruppi sono molto più frequenti.
Ad esempio, la categoria delle Acidurie organiche colpisce un neonato ogni 5.000 nati: tra queste, l’Acidemia metilmalonica (nella variante con e senza omocistinuria, quindi ricomprendente forme molto diverse della medesima malattia) è stata stimata tra 1/48.000 e 1/61.000 nel Nord America e in 1/26.000 in Cina; di ogni singola patologia, invece, non si hanno dati epidemiologici certi (ad esempio, dell’Acidemia metilmalonica Mut- l’unico dato noto è che vi sono più di 450 casi al mondo).
Ogni singola patologia, inoltre, differisce al suo interno in base alla specifica mutazione genetica riscontrata.
Purtroppo, va preso coscienza del fatto che le malattie metaboliche sono poco conosciute: sono, infatti, relativamente “giovani” e pochissimi sono gli adulti malati che possano “guidare” la scienza medica nell’evoluzione della patologia e delle terapie possibili. Questo perché fino a un decennio fa, chi era affetto da una malattia metabolica, semplicemente non sopravviveva.
Le MME nel futuro
Oggi, se si ha la fortuna di trovare un medico attento ai piccoli ma significativi segnali della malattia, è possibile salvare la vita di un paziente metabolico. Ma seriamente vogliamo affidarci della fortuna?
Questa considerazione ci pone inevitabilmente di fronte a delle emergenze che vanno affrontate nell’immediato.
Innanzitutto, inserire le MME nelle specializzazioni mediche: oggi solo chi ha l’occasione di lavorare in uno dei pochi reparti di malattie metaboliche esistenti in Italia, ha l’occasione di conoscerle. Per tutti gli altri, restano delle grandi sconosciute.
Servono, quindi, medici a tutti i livelli che siano preparati a cogliere negli esami di laboratorio i campanelli d’allarme di una malattia metabolica, di modo da mettere il paziente “in sicurezza” sin da subito, limitare i danni e salvargli la vita.
Inutile dire, infine, che occorrono strutture ospedaliere che siano in grado di gestire queste malattie.
Attualmente, invece, pochissimi sono i centri ospedalieri in grado di farlo e, per di più, con risorse molto limitate.

Una preparazione medica ed ospedaliera sta diventando sempre più urgente, soprattutto alla luce del fatto che è certo l’aumento del numero dei pazienti metabolici nel prossimo futuro, data l’origine genetica ed ereditaria di queste patologie.
Occorre, inoltre, una sensibilizzazione anche di noi tutti, perchè abbiamo conoscenza e coscienza dell’esistenza di queste malattie… che possa metterci in allarme di fronte ad alcune situazioni “strane ed apparentemente rientranti nella norma” e farci cercare altrove fino ad avere una risposta.
Certamente, ci vogliono tempo, risorse, energie… ma se l’obiettivo è salvare la vita di un bambino metabolico e dargli un’esistenza di qualità, la meno disabilitante possibile, ne vale sicuramente la pena.