A te che mi osservi così tanto: sì, dico a te!
Che ci incontriamo quasi ogni giorno all’uscita da scuola, e che non togli il tuo sguardo pesante da mio figlio.

A te, nonna e madre, che te ne stai comodamente seduta su quella panchina dalla quale puoi scrutare meglio ogni cosa, ogni dettaglio.

Tu che sobbalzi di fronte alle sue urla di contentezza, nonostante sia semplicemente un bimbo felice che la giornata scolastica sia finita.
Tu che sgrani gli occhi ogni volta, vestendoti di sdegno, stupore, curiosità misti a disgusto… Sì dico a te: ti vedo sai?

Tu che hai l’occasione di osservarci per bene, dato che mio figlio – disabile – esce da scuola prima di tutti gli altri per evitare la confusione… e tu non ti dai pace di questo, vero? È palese il tuo pensiero, sai?

Tu che aspetti tuo nipote lì, tutta d’un pezzo, coi tuoi capelli rossi sempre in ordine, lo sguardo severo ed il visibile fastidio per ciò che vedi in mio figlio e che rappresenta il tuo più grande incubo.

Credi che io non ti veda? Che non legga i tuoi sguardi? O il tuo girarti da un’altra parte di fronte ai suoi versi o alle sue movenze che giudichi inappropriate, senza nemmeno troppo celarlo?

civetta su un trespolo

Ti vedo… ti vedo eccome! E ti fisso insistentemente, ogni volta che punti il tuo sguardo greve su mio figlio, sperando che prima o poi tu mi dia l’occasione di fulminarti col mio.
Ma no, tu sei codarda: osservi tutto restando in sordina… ma appena hai occasione sì che dai sfogo ai tuoi pensieri.

Ti vedo: mi osservi centimetro per centimetro quando esco dalla macchina… e non ti spieghi perché io possa parcheggiare proprio dove nessun altro può, né perché i vigili non mi dicano altro che un sorridente “ciao”.

Ti vedo mentre mi guardi dall’alto in basso: cosa indosso, come mi muovo… Ma sappilo, che se ti aspetti di vedere in me una mamma dimessa, depressa, sciatta o a disagio, fidati: puoi smettere di controllarmi.
E se mai un giorno trasparisse il buio dei miei pensieri, troverai in me una dignità che in te manca.

Sono una donna ed una mamma come le altre, che nel tempo, giudizio dopo giudizio, ha sviluppato una fierezza ed un istinto di protezione verso il figlio così acuti che nemmeno immagini.

Guardami negli occhi un giorno, abbi il coraggio di farlo: ricambierò la tua morbosa curiosità, pietà e sdegno, con la potenza dell’ira di una madre che è pronta ad azzannarti al collo, pur di difendere il proprio cucciolo indifeso dai giudizi pesanti ma silenziosi, come i tuoi.

paesaggio desertico, un'aquila vola verso il suo nido dove ci sono i suoi piccoli per proteggerli da una palla infuocata che arriva dal cielo

Un giorno stavo venendo verso di te, proprio mentre ti stavi voltando ancora una volta dall’altra parte, col tuo solito modo plateale di mostrare il tuo sentire: eri schifata da mio figlio che aveva in bocca un “coso” che non hai mai visto ai tuoi nipoti.
Stavo venendo da te, con l’impeto di chi non ne può più di sopportare gli sguardi pesanti di chi, come te, vorrebbe vederci schiacciarci a terra, mentre ogni giorno lottiamo contro il dolore della disabilità per rimanere in piedi.

Ti avrei detto quanta pena e commiserazione ho per te e per tutti coloro che rappresenti, in una società in cui puoi morire da solo in casa senza che nessuno se ne accorga… e ti avrei detto di imparare a familiarizzare con la disabilità, ricordandoti come in vecchiaia – o se la vita ti sorprende persino prima – ognuno di noi è destinato a diventare un disabile, compresa te.

Stavo venendo a passo deciso da te… mentre è uscito mio figlio Giuliano da scuola.

Ma lui mi ha sorriso nel venirmi incontro, coi suoi sonori versi di contentezza, la sua infinita dolcezza e contagiosa simpatia: insieme a lui la sua maestra, che contenta mi ha raccontato che è stata proprio una bella mattinata insieme… E mi sono dimenticata di te.

Continuerai ad osservarmi lo so… ma ho deciso di non curarmene più.
E sai perché? Perché l’amore che ho per mio figlio, gli sguardi teneri e comprensivi degli altri genitori con cui mi vedi parlare, l’indulgenza del vigile che mi lascia parcheggiare dove più comodo per lui, la considerazione di chi lo saluta con un sonoro “ciao Giuliano”, l’affetto di tutti coloro che semplicemente ci vogliono bene per quello che siamo e così come siamo… tutto questo ha il potere di farti sparire in un minuto, relegandoti lontana dalla nostra vita che, non ci crederai, ma volte ci piace anche così com’è.

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