Capita. A volte capita, nella vita, di affrontare situazioni o scelte inaspettate che ci pongono a confronto con l’esistenza degli altri adulti che abbiamo intorno. Come viene gestita la diversità di opinioni o di punti di vista quando il presupposto è un’amicizia, magari di lunga data, che non aveva affrontato particolari scossoni fino a quel momento?
Comunico, dunque sono
Nell’ultimo anno, la vita mi ha posto davanti a riflessioni e scelte molto impegnative e cariche di un senso di responsabilità che coinvolge anche il mio futuro. Ho affrontato un lungo periodo di crisi e crescita personale e di sofferenza, scaturito in una separazione matrimoniale e mi sono ritrovata, per così dire, ad essere una mosca bianca tra tanti volti che invece percorrono la stessa direzione. In molte piccole o grandi scelte che ho fatto non ho mai nascosto quello che era il pensiero che le fondava ed ho sempre comunicato con trasparenza con chi avevo intorno: ho fatto capire, soprattutto, quanto ogni strada che imboccavo era generata da una profonda riflessione e quindi da una grandissima consapevolezza della portata che aveva. Sì, ho comunicato: ho dato risposte ancor prima che mi venissero fatte le domande, talvolta, forse per darle più nettamente a me stessa.
L’altro da me, a fianco a me
E dall’altro lato, nel riflesso dei miei occhi, chi ho trovato? Ho trovato poche rare persone che hanno saputo ascoltare nel profondo le mie scelte e che hanno trasformato le mie vicende in occasione di confronto reciproco, spunti preziosi per mettere in discussione anche se stessi e le proprie scelte, situazioni favorevoli ad uno sguardo alla vita fatto di profondità, dialogo, consapevolezza, scelte d’amore. Sono state, queste, le persone amiche con la A maiuscola, che non hanno modificato il loro rapporto con me col modificarsi degli eventi, perché hanno anzitutto rispettato l’unicità delle scelte di chi si trova in situazioni diverse dalle proprie. Sono state persone che hanno sostenuto i miei passi non solo quando erano favorevoli ai loro, ma anche quando avevano un ritmo unico, personale e distintivo. Tutto questo è stato possibile solo grazie al tempo dedicato al confronto, al dialogo aperto e alla voglia di comprendersi reciprocamente, nel rispetto delle diversità.
amicizia o Amicizia?
Nello stesso orizzonte, però, ho purtroppo incontrato una maggioranza di persone verso cui io nutrivo aspettative di empatia molto alte, che invece hanno saputo solamente fermarsi in superficie, esprimendo giudizi rapidi e valutazioni inappropriate ancor prima di aprire il loro cuore all’ascolto profondo delle ragioni che hanno motivato alcune mie scelte.
Dire di no a rapporti convenzionali ma vuoti, togliere dallo scontato la routine costruita per anni, preferire scelte coraggiose a scelte comode è stato l’atteggiamento che ha perlopiù caratterizzato questo mio periodo di crisi ed è stato proprio questo il punto che ha messo in discussione il valore autentico della parola amicizia. Mi sono allora interrogata sul valore della verità: come può un’amicizia sana definirsi tale se non si fonda sulla verità della relazione, sull’onestà intellettuale di chi espone incondizionatamente il proprio punto di vista, mantenendo però alta la soglia del rispetto reciproco? Come può un rapporto di amicizia adulto definirsi sano, se esula dalla trasparenza di pensieri e parole, dalla coerenza tra parole e fatti e dalla voglia di confrontarsi apertamente e crescere insieme?
La presenza nei gesti di sostanza
Talvolta sorrido ripensando a quando, da adolescente, avere amici significava frequentarsi quasi quotidianamente ed affrontare scambi di pensieri e parole lunghi ore ed ore. Questo è ovviamente impensabile in una vita adulta fatta di ritmi lavorativi, impegni familiari, giorni complicati. Ma la vicinanza, in amicizia, si nutre di piccole cose: attenzioni sporadiche ma profonde, un linguaggio comune che definisce i confini del proprio sentire, un rispetto reciproco che genera spontanea confidenza e fiducia nel fatto che l’altro è un compagno di strada fedele. Allora ecco che, nonostante le numerose delusioni, mi ritrovo a credere ancora nell’amicizia, quella fatta di sguardi sinceri, voce limpida, voglia di camminare ancora insieme nel rispetto reciproco e non per comodità.
Quella fatta soprattutto di una declinazione del rispetto molto alta e rara, che accetta le differenze ma mantiene saldo il rapporto, perché sa che le basi sono solide e robuste e nulla potrà farle tremare.