Mi guardo intorno e non trovo più molto, nei giovani, di quella che io ed i ragazzi della mia generazione eravamo e siamo ancora.
A 48anni compiuti, faccio parte di quelle persone pragmatiche del mio tempo, che guardano alla vita e alle difficoltà con la capacità di reagire, di rimboccarsi le maniche, di essere operose senza abbattersi né mentire a sé stessi nel commettere errori.
“Sbaglia solo chi fa” mi hanno sempre detto, ed è stato questo il mio punto fermo per non vergognarmi di fronte ai miei errori ma, al contrario, per ammetterli, scusarmi e migliorare.
Oggi vedo molte persone che nell’incertezza scelgono di restare immobili, ad aspettare… ma poi, aspettare cosa?

La mia generazione
La mia generazione è cresciuta con genitori autoritari, regole da rispettare anche quando erano ingiuste, almeno ai miei occhi. Pochi di noi hanno avuto la fortuna di avere famiglie in cui poter esprimere del tutto liberamente il proprio pensiero.
Il rispetto era un valore, “grazie” e “per favore” erano un obbligo indiscutibile e, giusto o no, l’ultima decisione spettava formalmente al capo famiglia… anche se alla fine il potere maggiore lo avevano le donne di casa, le mamme; capaci di ribaltare la decisione di un padre con una delle magie che solo le donne di un tempo sapevano fare!
Una generazione cresciuta spesso nella paura del genitore e della punizione, incapace di ribellarsi del tutto ad un senso del dovere che si insinuava anche quando nasceva da regole ingiuste… e con un Dio severo più dei nostri padri.
Siamo uomini, oggi, segnati da sensi di colpa e doveri incisi nella nostra mente come catene, segni degli errori della cultura di un tempo che fu e che, in nome della libertà di pensiero, di scelta e di autodeterminazione di ogni individuo, sono stato giustamente superati.
Tra tanta autorità, invero, ci sono valori che sono stati seppelliti ma che, a mio parere, andrebbero rispolverati.
Responsabilità
Una parola quasi desueta questa: responsabilità. In un mondo in cui tutto ci è dovuto, assumersi la responsabilità di un compito, impegnarsi allo scopo, raccoglierne i frutti, è utopia.
Oggi sono tutti esperti, tutti professionisti e questo deve bastare a garantire la correttezza di ciò che si dice o si fa.
Oggi nessuno vuol più sentirsi mettere limiti o regole, nessuno si impegna più ad un obbligo di risultato… ognuno vuole fare ciò che sa o crede di saper fare, vuole farlo liberamente e non vuole nemmeno sentirsene criticare il risultato, nemmeno quando è un fallimento. Figuriamoci se poi c’è chi è disposto a sacrificarsi pur di migliorare, imparare, apprendere o colmare le naturali lacune che ognuno di noi ha.
Perché? Perché la colpa di ciò non può in alcun modo essere sua!
Responsabilità? Autocritica? ….ma come ci pensi!
Persone con un’onestà intellettuale tale da ammettere un errore, chiederne scusa ed adoperarsi per riparare… tu ne conosci ancora?
Buon per te, perché io incontro sempre più persone capaci solo di dire “io ho fatto del mio meglio, non è colpa mia”.

A tutti i livelli
Questo modo di vivere, pensare e giustificarsi, ormai riguarda ogni ambito del nostro vivere.
Sia nel mondo del lavoro che nella vita privata, vedo sempre più persone che passano il tempo a giustificarsi, ad additare qualcun altro… senza mai fermarsi a riflettere che forse, forse, ciò che è stato dipende anche – o soprattutto – dal proprio agire.
Non trovi lavoro? Gli imprenditori sono tutti ladri sfruttatori.
Non trovi forza lavoro? I lavoratori sono tutti sfaticati.
Tuo figlio va male a scuola? I professori non sanno più insegnare.
Gli alunni danno scarsi risultati? La famiglia non fa più il suo dovere.
Due facce della stessa medaglia in cui l’unica cosa che si sa far bene è accusarsi l’un l’altra.

Persino in famiglia
Questo meccanismo pervade ormai anche la sfera familiare.
Se da piccola sognavo una famiglia diversa dalla mia, illusa che esistessero davvero le famiglie “del Mulino Bianco”, da grande ho capito, invece, che ognuna ha in sé un nucleo interno di dolore che, spesso, invece di espellere facendo fronte comune, alimenta.
Ci sono famiglie, però, che pur nel dolore e nell’errare – attraverso il dialogo, l’assunzione delle proprie responsabilità e senza il bisogno di un capro espiatorio – si adoperano verso il cambiamento, per il bene di tutti.
Altre, invece, proprio nel tentativo di sfuggire dalle proprie responsabilità, finiscono col costruirsi un circolo vizioso attorno ad un fantomatico colpevole di tutto, con il risultato di annientare ogni possibilità di una vita in pace con sé stessi e gli altri.
In famiglia c’è un ragazzo gay?… sarà data a lui la colpa del fatto che gli altri membri della famiglia saranno sulla bocca della gente che sparla.
Oppure, in famiglia c’è un bambino autistico?… sarà data a lui la colpa per il fatto che la famiglia vive un quotidiano fatto di urla, violenza, privazioni ed emarginazione.

Prenditi le tue res-pon-sa-bi-li-tà
Se tu, padre di un ragazzo gay, semplicemente lo accettassi per ciò che è? Se chiedessi aiuto ed imparassi così ad ignorare gli sguardi degli altri, non saresti più felice insieme alla tua famiglia?
Se anche tu, madre di un ragazzino autistico grave come il mio, invece di pensarlo come ad un problema, iniziassi a studiare per aiutarlo ad essere il più autonomo e consapevole possibile? Se chiedessi aiuto ed imparassi ad amarlo così com’è, fino ad esserne orgogliosa e fiera di stare con lui in mezzo agli altri, non saresti più felice tu e la tua famiglia?
Se invece di incolpare gli altri, giustificarti di continuo e nasconderti dietro ad una professione, un titolo, un ruolo, un voto… se invece spendessi le stesse energie per ammettere i tuoi limiti e metterti al servizio di chi può insegnarti a fare la differenza?
Professore, avvocato, operaio, barista, carpentiere… chiunque tu sia, se invece di vivere sempre in difesa del tuo “io” abbracciassi l’umiltà di chiedere aiuto e la volontà di accettarlo?
Smetti di vivere in difesa. Guardati dentro. Ammetti i tuoi limiti, la tua ignoranza ed i tuoi errori a te stesso e agli altri: questa è umiltà e coraggio. Trova la forza di fare quel sacrificio in più per superare le incognite che incontrerai. Sii orgoglioso tanto da tornare a fare la gavetta pur di imparare e migliorarti. Sii onesto nel parlare e dì sempre la verità. Non nasconderti dietro agli altri, ma assumiti tu per primo le tue responsabilità.
Perché tutto questo? Per essere una persona migliore, per sbarazzarti di ogni maschera, per essere finalmente un uomo libero nella verità di ciò che sei… e magari fare proprio tu la differenza nella vita delle persone che incontrerai.