Ci voleva il Covid, già… ci voleva una pandemia a far capire al mondo come vivono coloro che non vogliamo vedere ma che ci abitano nella porta accanto, coloro che vivono da sempre con una malattia o con un sistema immunitario compromesso, coloro che “poverini”, ma anche che “tanto loro ci sono abituati”.
Parole, queste, che nessuno oserà mai pronunciare, ma che si celano nel più profondo dell’animo umano, dove gli istinti primordiali resistono all’empatia ed all’altruismo e dove conta solo la propria sopravvivenza.
Di fronte alle restrizioni della libertà che abbiamo subito, alcuni hanno avuto una reazione “da evitamento”: negando la pandemia e persino i morti, abbracciando tesi complottiste e gridando “alla dittatura”, come pretesto per violare ogni prescrizione.
I più, invece, sono andati in ansia: all’improvviso, ciò che era coperto da divieto, anche se fino a quel momento non aveva avuto chissà quale valore, diventava indispensabile.
Molti, uniti da una pseudo solidarietà di massa e dallo slogan “andrà tutto bene”, hanno cercato in qualche modo di sentirsi meno soli… anche se, questo, non ha potuto in alcun modo sopperire alla inevitabile solitudine che arriva dallo stare chiusi in casa, con la propria vita e con ciò che si è costruito negli anni.
Prigionieri di questa bolla spazio-temporale, c’è chi ha riscoperto la forza dei legami e chi la propria pochezza; c’è chi ha trovato un equilibrio ed una pienezza interiore che non credeva di avere, e chi si è smarrito di fronte al proprio io inconsistente; c’è chi ha colto l’occasione per recuperare valori e priorità nel proprio vivere, e chi purtroppo si è lasciato andare alla depressione.

Benvenuti nel mio mondo
Doversi limitare nelle uscite, nelle persone da frequentare, nei luoghi ai quali accedere ed aver paura dell’altro, proprio perché ognuno di noi può essere il nemico… benvenuto in quello che, da quasi dieci anni, è il mio mondo.
Ti sei mai soffermato a pensare a quante persone vivono tutto questo continuamente, giorno dopo giorno, per via di una patologia?
Non lo hai fatto, lo so… perché non riguarda te. E forse, infondo, è comprensibile.
Non sono cinica nel dire questo, ma estremamente lucida e realista. Non lo hai fatto, proprio per quell’istinto di sopravvivenza che spinge chi sta bene ad esorcizzare la malattia, non guardando la sofferenza che la vita può infliggere.
“Non voglio vedere… non voglio ascoltare… non voglio star male… non mi riguarda.”
Ma il Covid ha raso al suolo ogni diversità e messo tutti nella stessa situazione di solitudine, incertezza, paura e fragilità.

In questi mesi mi avete fatto tenerezza e compassione allo stesso tempo: vi ho visto disarmati, arrabbiati, reazionari, sofferenti ed insofferenti, fino a quando non avete preso coscienza del fatto che a volte non c’è altra via che quella di accettare la realtà per quella che è. Il sentimento che ho provato per voi è lo stesso che ho avuto per me nel guardarmi dieci anni fa… io mi sono adattata da tempo a tutto questo, voi no.
Non posso negare di aver paura di questa pandemia, soprattutto per la salute già precaria di mio figlio affetto da una malattia metabolica rara… perché lui, con assoluta certezza, col Covid ci muore.
Ma mi spaventa al pari di una gastroenterite, di una infezione intestinale, dell’epatite, di una brutta influenza stagionale… perché lui, anche con un altro virus, ci muore.
Ma se oggi io e te riusciamo a comprenderci perché siamo, pressappoco, sulla stessa barca, domani non sarà così… perché l’uomo dimentica velocemente di ciò che non vuole vedere, e tu non farai eccezione.

“Fine pena mai”… ma non per voi
Sono del tutto certa che questa pandemia non riuscirà a cambiare le persone. I flash mob sui balconi o gli slogan “ne usciremo persone migliori” non sortiranno alcun effetto nel cuore di chi non è pronto ad abbracciare davvero l’altro da sé.
Ti vedo recalcitrante ed insofferente di fronte a tanta lontananza sociale, divieti da rispettare e paura di ammalarti tu o i tuoi cari… o di perderli.
Ti capisco e so esattamente cosa provi.
Ma per te arriverà il giorno in cui la pandemia avrà fine, mentre per chi vive con una patologia che non gli permette di ammalarsi di nulla senza rischiare la propria vita, non finirà mai.
Quando arriverà il giorno in cui i nostri destini si differenzieranno, ho solo una speranza: che tu abbia il coraggio di iniziare a guardare alla sofferenza di chi ti vive accanto senza ignorarla, senza averne timore o scaramantica indifferenza… e chissà che, invece di coprirti gli occhi, tu non decida di mettere da parte l’egoismo dell’istinto di sopravvivenza per abbracciare la regola del branco, in cui si vince o si perde tutti, insieme.