Se mi guardo intorno, vedo sempre più persone che non si indignano più: la maggior parte si crogiola sulla polemica sterile, senza mai farla sfociare in una reazione verso ciò che offende la dignità ed i diritti, propri o degli altri.
Questa pandemia, poi, ha accentuato l’individualismo: i valori non sembrano più affondare le radici su ciò che è giusto o sbagliato, ma si pensa ognuno al mero personale tornaconto.
Ed ecco che, di fronte ad un’ingiustizia, un diritto che non trova concretezza o una discriminazione, nessuno alza la voce per denunciarli, ma ognuno preferisce mettersi alla ricerca di un escamotage per ottenere ciò che gli spetta.
Al di là del proprio tornaconto personale, che fine fanno i principi ed i diritti anche di coloro che, meno scaltri, non sapranno trovare una via?
Oggi ti va bene… ma domani?
Oggi ti va bene: riesci dove gli altri non riescono, ottieni ciò che ti spetta anche se ti tocca pregare, raccomandarti o spingere; hai la cultura e le capacità economiche e caratteriali per farlo; sai che questa tua capacità non è per tutti e che molti, pur trovandosi nella tua stessa situazione, resteranno indietro… ma ti dici che non è colpa tua se il sistema fa “figli e figliastri”, e con il capo chino continui a pensare a solo a te stesso.
Sì, oggi ti va bene… ma domani?
Sei sicuro che non arriverà il giorno in cui, anche tu, ti troverai dalla parte di chi non ha abbastanza forza, conoscenze o voce per superare i muri dell’ingiustizia e della burocrazia?
Se la vita non ti ha ancora piegato
Come madre che vive la disabilità del proprio figlio, la sua sofferenza, le difficoltà e l’isolamento, mi ritrovo costretta a lotte quotidiane per ogni minimo diritto: un muro da abbattere dietro l’altro che non puoi ignorare, se hai a cuore il bene di tuo figlio. Ma negli anni, invero, intorno a me sono sempre di più le persone che hanno perso la capacità di reagire, persino chi si trova nella mia stessa condizione.
Genti che non si indignano più: la vita li ha piegati, gli ha fatto abbassare il capo e l’unica cosa che riescono a fare è cercare arrabattarsi per ottenere ciò che riescono… soli e nell’illusione che la soluzione spicciola equivalga ad aver avuto ciò che gli spetta.
Vuoi rassegnarti a questo? O hai ancora voglia di impegnarti quanto meno perché i tuoi diritti non si tramutino in una mendicata concessione?
Il primo passo
Indignarsi è il primo passo per il cambiamento: è lottare per sé e per gli altri per ciò che è giusto; è l’istinto, è il senso civico, è essere parte di una comunità, è avere una coscienza comune… è guardarsi allo specchio con orgoglio sapendo che il tuo agire dà frutti anche per chi non può.
Se la vita non ti ha ancora piegato, non ti ha tolto l’orgoglio ed il bisogno umano di sentirti parte di un gruppo, di un branco, al quale stringerti e unirti per il bene comune, sai di certo che c’è un enorme bisogno di te, in questo momento storico più che mai.
E non serve trovarsi in una situazione di svantaggio o di fragilità per avere il bisogno di fare questo, ma dovrebbe essere prerogativa di ognuno di noi.
Il cambiamento che nasce dalla tua storia
Poche settimane fa ho partecipato ad un congresso medico, in cui i vari specialisti sottolineavano a turno la necessità di rendere omogeneo e senza discriminazione territoriale l’accesso alla cura del malato: tutti quei medici indignati per una disparità di trattamento che non esitavano a mettere in luce, adoperandosi per il cambiamento.
Una denuncia che non trovava in loro alcun interesse individualistico, ma solo quello di battersi per una giusta cura per tutti i malati.
Se non ci indigniamo, se ci abbassiamo alla spicciola ricerca di una soluzione adatta al proprio tornaconto, nulla cambierà mai, per noi né per gli altri… o pensi che quei minuscoli spazi di libertà sotto forma di diritti ti arrivino gratuitamente dall’alto?
Diritto dopo diritto
Sono i piccoli passi, nati dall’indignazione, a portare i grandi cambiamenti.
Per dirtene uno: sai perché ai bambini disabili è stata data la possibilità, per chi voleva, di andare a scuola anche quando a causa del Covid gli istituti scolastici erano chiusi?
Perché io ed altre tre mamme nella nostra regione, individualmente ma con un intento comune, abbiamo denunciato l’inaccessibilità della Dad per i nostri figli gravemente disabili, oltre all’importanza, per loro più che per altri, della continuità educativa scolastica: con fermezza e con una soluzione possibile alla mano che, per noi, era far loro frequentare la scuola in sicurezza, dato il numero esiguo degli studenti che l’istituto avrebbe accolto.
Un’istanza, questa, che è sfociata in un progetto individuale per i nostri figli. Un successone per noi!
Ma per gli altri ragazzi disabili, che fine avrebbe fatto il diritto all’istruzione e alla riabilitazione? Avrei accettato di pensare a mio figlio comunque a scuola, e gli altri come lui lasciati a sé stessi ed alla loro disabilità?
Ed è stato così che, per il tramite dell’Ufficio Scolastico Regionale, ci siamo adoperate affinché ciò che avevamo ottenuto per i nostri figli venisse esteso agli altri: da un progetto regionale, quindi, è nata un’istanza interregionale ed, infine, un decreto ministeriale che desse la stessa opportunità a tutti gli studenti disabili.
L’opportunità che avevo ottenuto per mio figlio era, finalmente, un diritto per tutti coloro che si trovavano in una situazione di svantaggio. Quale gioia più grande?
Abbi ancora il coraggio di indignarti
Di situazioni come questa ce ne sono infinite: l’inaccessibilità alle cure; la persistenza delle barriere architettoniche, l’esclusione e la discriminazione del diverso; la vaccinazione contro il Covid diversamente regolamentata in base alle categorie; la mancanza di trasparenza nelle pratiche burocratiche… sono solo qualche esempio, in cui il tuo sdegno e la tua singola reazione può fare la differenza.
E se da solo ti senti inerme, un primo passo può essere proprio quello di cercare il contatto con chi vive la tua stessa situazione, per trovare insieme i modi, i luoghi e gli interlocutori a cui rivolgervi.
Ritrova la forza di indignarti, rispolverala: da solo sei niente di più di una pedina buttata a caso in una scacchiera informe… ma se uno ad uno ritroviamo l’istinto di alzarci, di dire “no”, di pretendere il nostro spazio, quella stessa damiera magari, giorno dopo giorno, potrà diventare un posto più vivibile, per tutti.