La quarantena di mia figlia Alice è stata probabilmente simile a quella di tantissimi altri bambini della sua età: un improvviso stravolgimento della routine, che se non è stato facile da accettare per noi adulti, figuriamoci per loro. Eppure trovo bello pensare a questo evento anche come a qualcosa che ha dato uno sprint al motore della sua crescita, rendendolo un periodo sì difficile, ma anche ricco di opportunità e di adattamenti positivi.

Ne parlerò al passato: un po’ perché la bolla dentro cui ci troviamo ci fa percepire lo scorrere del tempo diversamente, e il semplice ieri sembra un’epoca fa; ma un po’ anche per scongiurare questo inevitabile e buio momento, auspicando che possa restare presto solo un lontano ricordo.
Le nuove giornate di quarantena per Alice? Non più quel ritmo infrasettimanale quasi intoccabile, fatto di sveglia presto-scuola-pranzo-breve svago-compiti-danza o inglese-cena-a letto presto, ma un tempo più rilassato, più vuoto e pur se vincolato dalla restrizione di stare a casa, anche più libero di fatto. Libero da cosa? E per cosa? Libero dalla pressione degli impegni da rispettare, perché altrimenti se ne ritardiamo uno, ritardano a catena tutti gli altri e sono guai; ma libero sopratutto per adattarsi al nuovo e godersi l’aspetto più significativo ed inaspettato: in molti casi, anche la mamma o il papà per alcune settimane non lavorano e sono a completa disposizione di queste nuove  giornate, dove gli impegni sono pochi e perlopiù flessibili.
Alice ha vissuto le sue prime settimane all’insegna di questa mia nuova presenza costante in casa: ha colto subito l’opportunità di avere accanto non solo una persona che la sostenesse nei nuovi lavori scolastici, ma che potesse più che mai condividere con lei i momenti di svago, la creatività che da tanto tempo avevamo accantonato e soprattutto…la possibilità di fare quelle domande in più, che spiegassero a una bambina di nove anni e mezzo cosa stesse accadendo là fuori.

Una pagina di diario precompilata dà ad Alice occasione di esprimere i suoi sentimenti di questo periodo
Una pagina di diario per lasciare traccia di pensieri e sentimenti

Come glielo spiego?

Spiegare ad una bimba di nove anni che una pandemia ha richiesto a tutti restrizioni sociali su ogni versante, non è in sé così difficile e lascia anzi sperare che la cosa venga compresa sin da subito nella sua oggettività. Piuttosto, per tutto questo periodo da Alice non sono mancate domande per saperne di più o magari per approfondire notizie trapelate velocemente alle sue orecchie dai Tg che riecheggiavano in casa. 
Va però detto che la percezione più o meno angosciata che a lei potesse arrivare di questa situazione è dipesa anche da come io, da genitore, ho deciso di pormi a riguardo. Ho sempre messo la massima attenzione affinché, soprattutto nella fase iniziale di adattamento e di seria preoccupazione che caratterizzava noi adulti, a lei non arrivasse più di ciò che poteva emotivamente sostenere: Alice non meritava di dover sopportare tutta la tragicità di quello che accade nel mondo, neanche però di essere lasciata all’oscuro da tutto e tenuta in una bambagia di falsa percezione della realtà. Insomma, il mio messaggio per lei era questo: tiriamo fuori ogni risorsa per adattarci, nutriamo ogni speranza, manteniamoci sempre collegati all’obbligo di stare a casa, rinunciando a tante cose, tenendo sempre ben presente perché – anzi, per chi – lo stiamo facendo.  

Dal reale al virtuale

Le attività scolastiche e poi Anche quelle sportive si sono nel tempo tramutate da reali a virtuali. All’inizio questo è stato motivo di fascino per Alice: fare una videochat live era una assoluta novità ed assomigliava un po’ a come lavorano “i grandi” nelle strutture aziendali più avanzate! Per di più in un attimo si entra nella stanza e nella vita di chi è collegato con te e se ne assapora un po’ il mondo: a questa età, anche solo scoprire la cameretta di tutti i tuoi compagni di classe, è parecchio entusiasmante!

Alice partecipa davanti al computer a una videochiamata di classe ed alza la mano per poter intervenire
Uno scatto dall’esperienza di didattica a distanza di Alice

Al fascino, però, ben presto è subentrata la fatica: nell’arco della giornata potevano avvicendarsi più impegni online e quando la visione prolungata dello schermo genera stanchezza o la connessione che va e viene rende difficile la comprensione di chi parla, si crea un’atmosfera stressante invece che rilassata.  Eppure… Non ci siamo mai rassegnate – né lei, né io che la affiancavo – alla sola percezione delle fatiche: cos’altro di bello poteva nascere da questa attività online, che altrimenti non sarebbe mai accaduto?
Molte più cose di quelle che potevamo sperare! Quando è stato il momento di fare la videochiamata con il gruppo delle allieve di danza, Alice ha potuto soffermarsi per qualche minuto in più a chiacchierare (pur tramite lo schermo) con la maestra, che altrimenti mai avrebbe avuto tempo da dedicare alle singole allieve, correndo da una sala prove all’altra nei frenetici pomeriggi pieni di lezioni! Ha potuto anche dedicarsi per un tempo esclusivo a confidenze e segreti con amichette di scuola che altrimenti avrebbe visto solo tra i banchi, essendo difficile far combaciare i diversi impegni pomeridiani.
Ha potuto dare spazio alla creatività a tutto tondo, quella che ti fa mettere a cercare l’app più buffa per poter modificare le foto, o scaricare i mandala più adatti a una bambina, perché il relax del colorare è impagabile, o ti fa prendere accordi con la cuginetta di sei anni per insegnarle in videochiamata a scrivere le prime letterine in stampatello. Insomma, il tempo libero è stato la risorsa più grande che queste restrizioni potessero mostrare come seconda faccia della medaglia. 

All’aria aperta 

Per molte settimane è stato proibito anche ai bambini uscire ed allontanarsi da casa. L’escamotage di Alice,  per così dire, è stato la condizione di avere i genitori separati e la conseguente alternanza di spostamenti a casa dell’uno o dell’altra. Questo le ha già permesso in qualche modo di evitare una reclusione assoluta: ha contato molto per lei. È rimasto comunque il problema del movimento, la carenza di attività fisica e l’inizio di una lotta alla sedentarietà. Sì, perché come è successo a molti di noi adulti, in queste giornate di quarantena molto simili tra loro la pigrizia ha preso campo in breve tempo per Alice e la rassegnazione al non poter giocare con quella sana parte di sfogo fisico ha iniziato a far parte dei suoi giorni. 

Alice sta all'aria aperta nel cortile sotto casa e gioca andando con lo skateboard
Prove di skateboard nel cortile di casa

Ho cercato di reagire a questo, proponendole ogni alternativa al divano che potesse essere ammessa: dai tutorial di balletti o lezioni di ginnastica per bambini, ai giri di “sgranchimento” intorno al palazzo, al gioco dell’oca con prove fisiche ad ogni tappa. So quanto la pigrizia sia una subdola offerta che è difficile rifiutare, ma come si dice, mens sana….!

Gli abbracci che torneranno

C’è una sola cosa che si è rivelata insostituibile ed irrecuperabile: sono gli abbracci persi con i nonni, con le cuginette più care, con le amiche più speciali. Non c’è videochiamata o saluto da lontano che possa equipararsi al contatto fisico, quello che coinvolge a 360 gradi e sa emozionarti del tutto. La malinconia per questo vuoto di abbracci è stata per Alice la più inconsolabile delle nuove sensazioni, quella su cui adattarsi in fondo era impossibile, perché un abbraccio, un sorriso occhi negli occhi …o è, o non è. 
Eppure abbiamo cercato di ovviare a questo in tutti i modi possibili, anzitutto facendo dei nostri momenti un’occasione di condivisione con gli altri, evitando di chiuderci nel nostro mondo domestico e aprendoci all’ascolto di quello che gli altri facevano. Ne abbiamo ricevuto video dei nonni che fanno sfilate in casa con vecchi abiti o dei primi giri in bici della cuginetta senza rotelle, foto di dentini caduti e video di un bisnonno che gioca a palla in casa in barba alla sedia a rotelle. 

In quella piccola finestra che è lo schermo, abbiamo fatto passare le tappe della nostra vita ed accolto con gioia quelle altrui. Nulla a che fare con gli abbracci che aspettiamo di scambiarci, ma è stata almeno una carezza che ha saputo consolare il cuore nei suoi angoli più bui. Perché se la pandemia ci ha sorpresi con la sua ineluttabilità, reagire per trovare il nostro punto di adattamento è la scelta migliore.

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