Quello del Carnevale è sempre stato un periodo abbastanza critico per mia figlia Alice. La maggior parte dei bambini generalmente vede il travestimento come occasione positiva di gioco creativo, divertimento e dispendio di fantasia. Alice invece, per sua sensibilità e carattere, ha mostrato un approccio a questa festa diverso da quello comune, generando alcune mie riflessioni.
Sono o non sono io?
Sin da quando aveva quattro anni, Alice si trovava a disagio alla sola idea di scegliere una maschera di cui potesse vestire i panni serenamente e all’idea di immedesimarsi, anche solo per un pomeriggio, in quel personaggio. Le mie aspettative di madre erano naturalmente deluse, soprattutto se pensavo al confronto con le mie amiche, i cui figli non esitavano neanche un attimo all’idea di trasformarsi nel personaggio del momento. Ma questo suo approccio mi ha anche dato l’occasione di farmi una domanda in più: cosa metteva Alice effettivamente a disagio? Era probabile che non fosse solo timidezza nei confronti degli altri o paura di essere derisa. Cos’altro c’era, allora? Ho capito che quello che più le pesava era il non voler presentarsi agli altri diversa da come veramente era. Lei, con il suo carattere diretto, sincero, prorompente e sempre intento ad esprimere sé stessa senza sovrastrutture, trovava il mascherarsi quasi uno snaturarsi troppo faticoso. E questa esigenza andava secondo me profondamente rispettata senza forzature; così ho preferito per lei festicciole tranquille, senza l’obbligo di essere mascherati, o addirittura domestiche, precedute dall’ascolto di quello che era il suo desiderio per questo tipo di festa.+

Una volta accettata consapevolmente l’idea di mascherarsi, ho sempre lasciato a lei la libertà di scelta incondizionata, cosicché una maschera un po’ maschile o fuori dallo stereotipo “bambina = principessina”, non costituiva affatto una scelta problematica. Anzi, era un’occasione per esprimere sé stessa, con tutto il suo carattere deciso e non influenzato dai condizionamenti delle scelte altrui.
La parte fiabesca di me
Ora che Alice ha 7 anni e mezzo, ha acquisito una buona serenità all’idea di trasformarsi per qualche giorno di festa in un altro personaggio e addirittura ha mostrato l’evoluzione della sua personalità, che ricerca in questo periodo la femminilità, il sogno, il viaggio momentaneo in un mondo fiabesco: in una parola, Biancaneve!
Sono comunque curiosa di scoprire se anche quest’anno Alice si approccerà al Carnevale con quel pizzico di spirito critico, che la potrà allontanare dall’idea di divertimento forzato. Sì, perché divertirsi e festeggiare è un’esperienza senz’altro positiva e arricchente, ma non per forza un bambino si sente a proprio agio nel farlo in modalità e contesti strutturati dalla tradizione.
Ogni scherzo vale
Allora mi trovo sinceramente aperta a tutto con lei, anche a ripensamenti che possano portare Alice alla scelta di vivere il Carnevale da spettatrice degli altri, non per forza come bimba mascherata. Credo infatti che la libertà di scegliere secondo la propria indole debba superare ampiamente l’adeguamento a canoni e regole culturali.
Se dunque lo scherzetto di Alice sarà quello di avere ripensamenti sul quando e come mascherarsi, che importa?
In fondo, a Carnevale ogni scherzo vale!