Si può educare alla diversità? Si può aiutare le generazioni future a rompere il connubio tra diversità e inferiorità, superando le generalizzazioni e gli stereotipi?
Me lo chiedo spesso e cerco nel quotidiano di non lasciare inascoltate le domande che mia figlia, attraverso le situazioni che vive o per sua esplicita richiesta, mi pone.
Se fossi io al posto tuo?
Il modo più efficace per farle vivere la diversità come ricchezza è quello di farle notare quanto lei per prima sia diversa dagli individui che ha intorno e farla riflettere su quanto fastidioso – doloroso, talvolta – possa essere il chiacchiericcio degli altri su quel lato dell’aspetto fisico, o sul proprio modo di parlare o vivere la vita. “Ti piacerebbe se ti prendessero in giro perché sei leggermente più bassa della media dei tuoi coetanei? Ti piacerebbe se per un dentino caduto gli altri iniziassero a chiamarti “finestrella”? E se sapendo dell’insolita scelta di tua madre di mangiare vegetariano, venissi presa in giro e messa da parte, come ti sentiresti?”
Sicuramente le reazioni sarebbero di forte disagio e proprio questa consapevolezza mi auguro che possa essere la spinta che la farebbe trattenere dal fare altrettanto agli altri.

Altro da me
Sì , “altro” è proprio la parola chiave, quella che in modo neutro e non giudicante rimanda per me alle prime esperienze di vita di tutti noi. Salvo rare eccezioni, venire al mondo significa sin dal primo istante raffrontarsi con un essere altro dal sé (quello di cui si sentiva il battito cardiaco durante la gestazione, ad esempio) e cominciare a inserirsi nella condizione di socialità che è insita nell’essere umano.
Da qui parte la consapevolezza che ogni individuo, proprio perché unico ed irripetibile, è forzatamente un portatore sano di alterità ed è proprio il suo mix unico e personale a renderlo distinguibile dagli altri.
Quando parlo di alterità non penso a chissà quali anomalie o eccezioni: la fisionomia, la professione, la condizione sociale, l’etnia, le abilità acquisite nel tempo. Sono tutte declinazioni dell’essere altro. Quello che amerei condividere con mia figlia è proprio l’idea che la diversità è essa stessa normalità! Un taglio di capelli fuori moda, la giocoleria circense come sport, essere uno tra cinque fratelli, vivere secondo tradizioni asiatiche, saper suonare il pianoforte ad occhi chiusi: come in un caleidoscopio che spezzetta la realtà di fronte a noi e ne rivela le sfaccettature più disparate, ogni caratteristica è una prospettiva in più che l’altro ci offre per poter leggere la propria esistenza con maggior consapevolezza.
Una meravigliosa equivalenza
Alice sa che i miei studi hanno compreso quelli sulle lingue straniere e di conseguenza su alcune culture diverse dalla nostra, dunque sa che per me l’essere straniero costituisce principalmente un motivo di fascino e curiosità. Così, quando mi capita o le capita di raffrontarsi con questo tipo di diversità, ci divertiamo a dare rilievo a quegli aspetti tipici che l’altro ha e noi non abbiamo ma…vorremmo avere! E allora rifletto anche su quanto sia prezioso mantenere il giusto equilibrio nell’affrontare le diversità: perché riconoscerle ed accettarle non può significare che lo spettro di persone o storie che incontriamo sono indistinti ed equiparabili l’uno con l’altra. Ma se non sono equiparabili possiamo senz’altro dire che sono equivalenti!
Penso a quelle frazioni che si studiavano alla scuola elementare e mettevamo a confronto i due valori: 3/4 e 12/16. Sembravano cosi’ imparagonabili e differenti, ma quando le andavi a semplificare, ovvero a ridurre alla loro reale essenza, si scopriva che corrispondevano entrambe a 3/4 ed avevano quindi lo stesso valore! Un valore visibile solo andando oltre l’apparenza e ricercando ciò che c’è nell’essenza autentica di ogni individuo.
Questa è la mia risposta alla sfida di superare gli stereotipi che, troppo spesso, trasformano il concetto di diverso in quello di inferiore. Si tratta della risposta che con le azioni di ogni giorno provo a dimostrare a mia figlia, la quale, pur non avendo ancora studiato le frazioni, pian piano la farà sua!