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Vicini nella diversità: una copertina di linus

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Avatar Lucia
Restare uniti è possibile, nonostante difficoltà o differenze possano impedirlo

L’amicizia tra me e Romina e la conoscenza dei nostri rispettivi mondi ci ha posto tante volte a confronto: il dialogo è effettivamente uno dei nostri punti di forza! Se questo ci ha rese nel tempo unite su tante visioni della vita, ha fatto però emergere anche tante differenze su come concepiamo situazioni e rapporti.

Una domanda che ci siamo poste tante volte è stata questa: quanto le persone sono capaci di andare oltre le paure che la disabilità può generare ed accantonare quel pregiudizio secondo cui la disabilità, nella vita quotidiana, è un ostacolo al potersi relazionare positivamente?

Personalmente ho sempre trovato naturale l’essere stimolati dalla relazione – di conoscenza, amicizia o affetto che sia – che può nascere con chi vive una condizione diversa dalla propria. Mi viene da pensare che chiunque si comporterebbe così.

Romina invece mi ricorda spesso che tante persone fanno fatica ad uscire dal proprio personale punto di vista ed abbracciare il vissuto altrui con una mente realmente aperta. Questa sua visione mi fa rendere conto di essere fin troppo ottimista, a volte addirittura illusa, rispetto al giudizio che ho delle persone della società dei nostri tempi. L’educazione che ho ricevuto mi ha dato una visione degli altri estremamente positiva, a volte così tanto da perdere l’oggettivo stato delle cose.

Statuine di angeli che esprimono ottimismo e positività

La disabilità da un nuovo punto di vista

Oggi riconosco che quello di Romina è un punto di vista per me nuovo, che inizialmente ritenevo troppo cinico, ma che nel tempo ho saputo valutare come realistico.  Con questa sua visione ho iniziato ad osservare più attentamente ciò che vedo attorno a me e mi sono dovuta in parte ricredere, motivata da tanti episodi quotidiani che lei stessa mi raccontava. La disabilità può spaventare, può generare un distacco emotivo che impedisce di entrare anche minimamente in relazione, può creare quell’opinione per cui un disabile è un ostacolo. Non è notizia nuova quella che racconta della presenza di bambini disabili in una classe, visti dalle famiglie degli altri alunni come un impedimento, un ostacolo allo svolgimento fluido delle attività scolastiche. Altrettanto evidente è quel modo di approcciarsi alla disabilità con indifferenza, così che – ad esempio – anche l’accessibilità ai disabili fisici in tanti contesti sia pubblici che privati resta una mera parola teorica che non si traduce in realtà.

Questa nuova visione oggi mi spinge ad essere ancora più convinta della bellezza che l’incrocio fra normalità e disabilità può costituire, della necessità di aprirsi al diverso e di quanto un approccio nuovo possa portare a percorsi stupefacenti, a partire dai rapporti interpersonali che ogni giorno si possono costruire; ed è questo che è necessario diffondere tra le persone!

Un dialogo profondo

Penso che al momento di creare relazioni spesso accusiamo la fatica di instaurare un dialogo profondo e sincero, disinteressato ed attento, con le persone che incontriamo. Certo, io che vivo la mia normalità non potrò mai capire a fondo la sofferenza, le paure, il sacrificio e le domande di una mamma di un disabile, una mamma come me, eppur diversissima e lontana dalle mie domande. Il tempo e la conoscenza con Romina però sono stati il cemento che ha costruito una reciproca vicinanza, un ponte emotivo grazie al quale abbiamo inevitabilmente trovato quei punti di contatto ed empatia che ci rendono unite oggi.

un ponte di mattoni fa da solido passaggio tra due lati distanti di un sentiero

Tanti mattoni sono stati quelli del mio ascoltare le sue sfide legate alla disabilità di Giuliano, pur non avendo veri consigli da darle o soluzioni per aiutarla. altrettanti sono stati i mattoni fatti dal suo ascoltare le mie vicende personali e familiari, accogliendole con tanta empatia e voglia di esserne vicina, nonostante i suoi problemi avrebbero potuto essere messi da scudo nei miei confronti.

In fondo, siamo soli?

Ma alla fine, a percorrere i sentieri dei nostri giorni, non siamo soli? Certo che di fronte al carico di responsabilità che ogni scelta adulta comporta, specialmente quando si tratta di decidere per conto dei propri figli, lo siamo. Ma la solitudine viene meno anche solo in parte se c’è la certezza di avere comunque chi ti sostiene e ti è vicino pur vivendo una diversa condizione. Questo è per me un conforto, una copertina di Linus alla quale mi avvinghio con tenerezza, sperando che sia la copertina che abbraccia molti di noi.