Voglio proporvi una riflessione da mamma che si mette continuamente in discussione sullo stile educativo più opportuno per la propria figlia. Si noti bene, opportuno esattamente per lei, intendo, essendo ogni bambino un caso unico ed irripetibile. Tuttavia il buonsenso mi fa pensare che certe riflessioni da genitore e certe pratiche che di conseguenza possiamo adottare possano essere estendibili a tutti.
Mamma, che facciamo oggi?
La premessa è che mia figlia è per sua indole una bambina molto attiva, quando non lo è verbalmente lo è fisicamente- e viceversa – ed è in continua ricerca di stimoli e cose da fare. Posso dire che non passa giorno in cui già al mattino appena alzata non mi chieda: “mamma, che facciamo oggi?”, come se a 7 anni fosse impossibile affrontare una giornata senza averne prima programmate linearmente le cose da fare. Ebbene la parola chiave è “FARE”. Da genitore, mi trovo spesso invischiata nella potente tentazione di proporle continuamente cose da fare: attività (meglio se fisiche) che la tengano impegnata, che le evitino la noia, che appaghino la sua esigenza – chissà se reale o apparente – di essere costantemente occupata. Quindi mi sento mentalmente a disagio a pensare ad un intero pomeriggio chiuse in casa, ad un intero weekend senza eventi in cui svagarsi, ad un’intera settimana senza impegni o iniziative programmate, a un’intera estate senza contemplare almeno un centro estivo. Poi per fortuna la mia testa fa una brusca frenata e si concede un ampio respiro, dove si addentra l’opportunità alternativa di concepire spazi di vuoti, percorsi non programmati e tempi, anche lunghi, aperti all’imprevedibile. Vi assicuro che il meglio del meglio è sempre uscito proprio da questo tipo di occasioni, come quella volta che da un intero pomeriggio a casa riuscimmo ad inventarci e costruire un teatrino di cartone per marionette fatte di cucchiai in legno dipinti a mano. Oppure quella volta in cui il tempo libero del weekend ci fece venire in mente da quante – troppe – settimane non andavamo a visitare la bisnonna e farlo portandole un peluche in regalo è stato emozionante e spontaneo. O anche quelle settimane di vacanze estive dove il tempo libero ci ha permesso di fare quegli esperimenti di giardinaggio che tante volte avevamo desiderato, e poi ancora goderci un pomeriggio in piscina che ha fatto spuntare una bambina inaspettatamente audace ed intraprendente in acqua, come mai prima.
Osservo, rifletto e studio il mondo
Ecco, fin qui potrei dire che dal “fare programmato” al “fare fuori programma” il valore aggiunto più evidente è la gioia di fare quello che il cuore veramente desidera e vivere quelle esperienze che costruiscono una realizzazione personale davvero autentica. Ma c’è di più. La libertà del sottrarsi dal dover fare a tutti i costi offre un’occasione unica: l’osservazione attenta della realtà e la costruzione di relazioni profonde e basate sul dialogo. Le osservazioni sulla realtà più acute che siano uscite a mia figlia (dal notare che una persona si comporta diversamente dal solito, o far caso a quale motivo ha spinto la maestra ad agire in modi diversi davanti ad alunni diversi), sono nate proprio da tempi vuoti e mente libera; le domande più riflessive e significative che mia figlia mi abbia mai fatto (da come si genera un’onda del mare a perché è meglio che un feto prima di nascere modifichi la sua posizione da podalica a cefalica) , derivano proprio da quella giusta atmosfera che solo il silenzio, il vuoto, il poter ascoltare sé stessi – anche a soli 7 anni – possono ricreare.
Ritmi da adulti già da bambini?
La vita di noi adulti è già essa stessa incasellata in un reticolo di ritmi, orari e impegni imprescindibili, che ci rendono spesso macchinosi esecutori di giornate tutte uguali e attori passivi di una vita che consiste nel farsi governare dal tempo, invece che governarlo. Mi chiedo come alcuni genitori possano accettare di replicare questo modello anche nei bambini, proprio in loro che vivono di spontaneità, creatività, apertura al nuovo e fantasiosa avventura. Tarpare le ali a queste caratteristiche e di conseguenza farcire le giornate dei bambini di impegni che spesso, diciamolo, rispondono più a un nostro comodo di genitori che alle loro reali esigenze, è a mio avviso un vero controsenso e una minaccia reale al rapporto dialogante e profondo che nutre una relazione positiva tra genitori e figli.
Cosa c’è, invece, di più fruttuoso e prezioso di una domanda curiosa di un bambino che aspetta assetato di leggere e capire il mondo attraverso il filtro che un adulto di riferimento gli dà? Da questo nasce sempre, infatti, un dialogo costruttivo per entrambe noi due, che non ci lascia mai uguali a prima, che è arricchimento di una bimba che impara a vivere nel mondo a piccoli passi sempre più autonomi ed arricchimento di una mamma che ascolta innamorata quanto puro e sorprendente può essere il mondo visto da una bambina.