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L’ansia, l’insonnia e… l’Avvelenata di Francesco G.

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Avatar Romina
occhi aperti tristi con righe rosse

Anche tu hai un’amica fedele, che ti segue da anni, e che una volta incontrata non ti ha più lasciato? La mia si chiama Ansia!
E’ una compagna di vita ingombrante ed intensa l’ansia, soprattutto nel suo modo di manifestarsi fantasioso, spaventoso ed improvviso: dalla tachicardia, al fiato corto, ai dolori muscolari o a manifestazioni psicosomatiche che nemmeno la nostra più fervida immaginazione può prefigurarsi.
Per un anno intero, ad esempio, sono stata quasi completamente afona: non vi dico “che spasso” fare l’avvocato senza voce!

Arriva quando meno te lo aspetti lei: ad una festa con gli amici, alla cassa del supermercato, sotto la doccia, mentre stai guidando, e mai una volta che ti dia un cenno di preavviso.
L’ansia è così… fa come le pare!
Vorresti non averla “tra i piedi”, ma sai anche che, se riesci a non farti spaventare, ad accoglierla e a seguirla in ciò che sta cercando di dirti, l’ansia è una preziosa alleata.

Ci conosciamo bene io e l’ansia: ormai non la temo più.
La sento arrivare a piccoli passi e nelle sue variegate forme; so che per un po’ sarà lei a condurre il gioco e ad impormi di fermarmi e chiedermi <Che succede? Cos’ho?>.

Amica ansia

Io e l’ansia ci siamo incontrate presto.
Ero bambina quando, all’imbrunire, se non vedevo tornare mio padre o i miei zii (che si occupavano di me dopo la morte di mia madre) cominciavo a sentirmi “strana”: i respiri si facevano fitti, il cuore dava colpi simili a tonfi tra un battito e l’altro, alternavo momenti di intenso freddo al caldo. Avrei voluto urlare, piangere e sfogare quella paura, ma non potevo permettermelo.
E allora facevo un gioco: immobile davanti alla finestra, contavo le automobili che passavano convincendomi del fatto che, entro la cinquantesima macchina che avrei visto passare, una di quelle sarebbe stata quella di mio padre o di mia zia che mi venivano a prendere. Questo mi calmava, almeno per un po’. Spesso però, vicina alla conta dei cinquanta, dovevo fingere con me stessa di perdere il conto e ricominciare da capo per non tornare in preda all’ansia. Potevo andare avanti così per ore, fino a che (ovviamente) un adulto arrivava a sconfiggere la mia paura di essere abbandonata e lasciata sola per la notte.

A dire il vero, l’ansia non è sempre motivo di paura ed immobilità: a volte è uno stimolo a fare, ad impegnarti, a superare i tuoi limiti e le tue paure. L’ansia costruttiva l’ho sempre attesa con impazienza, quasi come quando scali di una marcia per dare più giri al motore e ripartire con più grinta.
Da studentessa, l’ansia da esame mi ha sempre portato a studiare tanto e a laurearmi senza “topparne” mai uno.
Quando svolgevo la professione di avvocato, l’ansia da udienza era persino piacevole e vitale quando si univa all’adrenalina.
Negli anni in cui ho vissuto da sola, l’ansia di arrivare a fine mese senza una qualsiasi delle utenze staccate era motivo di incessante operosità e lucidità mentale.

Ma il più delle volte l’ansia è pesante, dolorosa, insistente.
L’ansia che ti avvelena il cuore e la speranza non è mancata alla mia vita purtroppo… Come pure non sono mancati il sarcasmo e l’ironia a fare da perno per rialzarmi e cercare un’àncora di salvezza, sempre.

“Ovvio il medico dice <sei depresso>, nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento” cantava Francesco Guccini nella sua “L’Avvelenata”!

Una canzone piena di rabbia e di inaspettato ottimismo che, almeno per il tempo in cui la si canta, è capace di far dimenticare ogni cosa, ansia compresa.

Sorella insonnia

L’ansia non mi molla da un paio di mesi ormai. E quando è ospite da un po’ di tempo, stai pur certo che arriva anche sua sorella ad aggravare l’impiccio: l’insonnia.

Mi addormento in pochissimi minuti la sera, nemmeno il tempo di trascinarmi a letto spesso. E poi? Dopo due ore sono del tutto sveglia, vigile, attiva ed ovviamente incazzata.
<Ma perché non dormi? A che pensi?>, ti chiedono.
<A niente di niente!> dico io. L’unico pensiero che ho è come affrontare la giornata successiva senza aver dormito!

In queste notti insonni spesso mi ritrovo a scrivere, riuscendo a dar voce a ciò che la luce del giorno spesso ci nasconde dietro all’immagine che abbiamo di noi.

“Se son d’ umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie: di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo” (F.G.)

Davvero non ne sappiamo il motivo?

L’ansia e l’insonnia senza motivo: ma davvero non lo sappiamo?
Di una cosa sono certa: le risposte più immediate che diamo a questa domanda sono quelle sbagliate.
I malesseri e le preoccupazioni che si trovano “in superficie” sono incapaci di generare un tale tormento dell’anima e del corpo: sono piuttosto “spicciole miserie”, spesso anche immotivate, che fanno da scudo a qualcosa di più profondo che abbiamo dentro di noi.
L’ansia e l’insonnia hanno origini viscerali: solo se ti interroghi profondamente, dopo aver fatto largo nella superficialità di pensieri e sentimenti contingenti, puoi davvero capire cos’è che ti rende così malato nell’anima, tanto quasi da farti implodere ed ammalare anche nel corpo.

L’ansia che nasce dall’io

Perché ho l’ansia? Perché da più di un mese mi sveglio alle 2.00 di notte senza più prendere sonno? Eppure di stanchezza ne ho da vendere!
Appunto, stanchezza della mente e del cuore.

Il recente ricovero ospedaliero di mio figlio Giuliano è stato per lui motivo di forte stress, di reazione ad una serie di costrizioni che ha vissuto come violenze, di rabbia per la sua incapacità di ribellarsi con le parole… ed è stato per noi genitori motivo di dolore, destabilizzazione, rabbia a nostra volta, delusione, senso di impotenza ed infine angoscia dell’oggi e del domani.

Il momento critico è passato, è vero, ma è proprio ora che le sorelle ansia ed insonnia sono venute a trovarmi.
Si, perché nell’emergenza io sono “una macchina da guerra”, abituata all’efficienza, a fare quello che c’è da fare, impegnata a farlo bene e a testa bassa. Ma quando tutto intorno si fa silenzio e senti che il ciclone è passato, è proprio allora che le emozioni soffocate nell’emergenza riemergono per liberarsi… con l’ansia e l’insonnia.

A volte vorrei essere una persona diversa: meno introspettiva, meno reattiva, capace di farmi scivolare le cose addosso e di vivere alla giornata. Invece no: prendo tutto di petto io, e quello che vivo oggi lo sento sulla mia pelle in modo profondo, come un tatuaggio che non si può più cancellare del tutto, proprio come se oggi fosse per sempre.
E’ qui che la (mia) ansia trova terreno fertile, si insinua e cresce ogni volta… ospite sgradita di quella che poteva essere una bella giornata di sole.

“Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso. Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino… e poi sono nato fesso!… Io quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto” (F.G.)

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