Nella prima parte dell’articolo abbiamo parlato di cos’è l’ABA, delle basi su cui poggia per giungere a modificare il comportamento e degli obiettivi che si prefigge.
Ci sono però molti altri aspetti che vanno considerati, specialmente se sei alla ricerca di informazioni che ti aiutino a decidere se scegliere o meno questo approccio anche per tuo figlio.
Qual’è il suo ambito di applicazione?
È luogo comune che l’ABA sia una scienza applicabile solo all’autismo, ma non è così.
L’analisi del comportamento applicata, infatti, viene oggigiorno utilizzata negli ambiti più diversi: dalla medicina (ad es. nella terapia del dolore, nella depressioni, nella dieta alimentare, nelle tossicodipendenze), all’ambito dell’organizzazione aziendale, all’insegnamento, ai disturbi dello sviluppo ed anche per il criminal profiling.
Le tecniche ABA, invero, usate anche nell’educazione e nella gestione dei bambini con uno sviluppo neurotipico, hanno dato ottimi risultati nel favorire lo sviluppo cognitivo comportamentale dei bambini con disturbi di origine diversa, fra cui i bambini autistici… ma non è una “terapia per l’autismo”.
Non è necessario, infatti, avere una diagnosi di autismo per scegliere di seguire questa scienza.
Conosco personalmente bambini che hanno ritardo cognitivo affatto rientrante nello spettro autistico e che, comunque, seguono l’ABA con ottimi risultati.
Con un occhio all’autismo, invero, va detto che l’ABA è stata annoverata tra le tecniche consigliate dalle Linee Guida dell’Istituto Superiore della Sanità legittimandone l’applicazione, quindi, anche in ambito scolastico.

Quali risultati si possono ottenere con l’ABA?
Nessuno può realmente saperlo.
L’evoluzione cognitiva di ogni bambino dipende da innumerevoli fattori e variabili, come la sua naturale capacità di apprendere, le sue abilità e le sue disabilità.
Vanno poi ovviamente tenute in considerazione le problematiche cognitivo comportamentali di partenza, oltre all’età in cui si inizia il trattamento, l’intensità settimanale del trattamento e la qualità del programma.
Tu puoi fare tutto ciò che è nelle tue possibilità affinché tuo figlio apprenda, puntando al massimo delle sue potenzialità… ma nessuno sarà mai in grado di predirti che uomo sarà domani.
Le figure operative dell’ABA
I programmi educativi dell’ABA vengono stilati e supervisionati da psicologi con una preparazione in ambito comportamentale specifica, i quali a loro volta operano una formazione a tutti gli educatori coinvolti nel programma.
Individuati gli obiettivi, il supervisore periodicamente organizzerà degli incontri con tutte le figure che ruotano intorno al bambino in modo da valutare i risultati ottenuti, istruire su nuove tecniche e metodiche da utilizzare nello specifico con il bambino, fissare nuovi obiettivi, con una rigorosa attenzione ai dettagli comportamentali e tecnici di intervento assolutamente individualizzati.

Il ruolo della famiglia
Nel momento in cui si sceglie di seguire l’ABA, la famiglia deve essere disposta a mettere in gioco rigore, impegno educativo, organizzativo ed emotivo.
Se si sceglie di seguire l’ABA, infatti, tutti coloro che si approcceranno al bambino dovranno farlo seguendo esattamente gli stessi principi e le stesse metodiche. Altrimenti? Le tecniche messe in atto non solo non produrrebbero alcun effetto sul bambino, ma creerebbero addirittura disorientamento e nuovi comportamenti problema.
Come si intuisce facilmente, quindi, le ripercussioni in ambito familiare sono molteplici: quando si sceglie l’ABA non solo il bambino, ma “tutta la famiglia fa ABA”.
I genitori, invero, quando non diventano essi stessi terapisti, debbono comunque farsi carico del mantenimento e della generalizzazione delle abilità via via acquisite dal bambino.
La famiglia, inoltre, deve essere pronta a trasformare la propria abitazione in un luogo educativo che sia in linea con le metodologie usate e, se possibile, a dedicare almeno una stanza ad ambiente scolastico/educativo.
Avevo ben in mente come avrei voluto la mia casa ed i suoi spazi… ma da quando l’ABA è entrata nella nostra vita, ogni cosa (gli ambienti, il mobilio, l’ordine e il colore dei suppellettili…) ha dovuto riadattarsi a ciò che più era funzionale all’apprendimento di Giuliano.
Credi che non sia un problema? Beh, in parte lo è sai… ancora una volta sei chiamato a rinunciare a ciò che ti piace e che spesso ti fa sentire bene e a casa.
È l’ennesimo limite che, però, si sceglie di affrontare con convinzione e determinazione se hai ben chiaro cosa conta di più, e cioè tuo figlio.

L’ABA è l’approccio migliore per tuo figlio?
Se sei genitore di un bimbo con problemi cognitivo comportamentali o rientrante nello spettro autistico, dovresti aver capito che non esiste un approccio che sia il migliore in assoluto.
L’ABA non è la scienza per antonomasia né quella che ti garantisce il miglior risultato in termini di miglioramento su tuo figlio. L’ABA è la scienza che garantisce, ad oggi, il miglior risultato per mio figlio… ma per il tuo, nessuno può saperlo.
E allora, com’è possibile fare una scelta?
Prima di tutto informati bene, individuando gli specialisti cui affidarti per il caso in cui tu decida di scegliere l’ABA.
Una volta avuta ogni risposta tecnica, interrogati tu.
Sei pronto a metterti in gioco? Quanto sei disposto al cambiamento?
Un cambiamento nei comportamenti prima di tutto dovrà venire da te… solo in conseguenza a questo tuo cambiamento si produrrà un cambiamento su tuo figlio.
Dopo di che, se le terapie che hai svolto finora non ti soddisfano, non ti resta che provare ABA dandoti un termine. In sei mesi sei in grado di valutare sia i progressi di tuo figlio che “come ti senti con l’ABA addosso tu”, e quindi fare una scelta.
Potresti scoprire che non fa per te e per la tua famiglia: poco male, potrai dire di non aver lasciato nulla di intentato.
Ma se, come me, scoprissi di aver trovato finalmente la via per arrivare alla mente e al cuore di tuo figlio… beh, allora buon ABA anche a te!
Lascia un commento