Il raggiungimento del controllo sfinterico, considerata una tappa fondamentale quanto scontata dell’autonomia di ogni bambino alla soglia dei 2-3 anni, non lo è affatto per coloro che vivono una situazione di handicap, specialmente se cognitivo relazionale, anche in età più avanzata.
Sono molti, infatti, i disabili che non acquisiscono mai questa autonomia e restano prigionieri del pannolino per tutta la vita, spesso perché non si riesce a trovare la “chiave giusta” per insegnare loro qualcosa solo all’apparenza semplice ed istintivo, ma che invece richiede conoscenza e controllo del proprio corpo e non solo.

Il bambino, infatti, deve riconoscere il bisogno fisico di fare pipì, orientarsi nello spazio di modo da recarsi in bagno, spogliarsi, pulirsi e rivestirsi… o quantomeno chiedere ad un adulto di aiutarlo comunicando questa necessità.

Con mio figlio Giuliano sembrava impossibile ma ce l’ho fatta: aveva 7 anni quando finalmente ha raggiunto il controllo sfinterico diurno, mentre per quello notturno abbiamo ancora parecchi “incidenti di percorso”… ma presto raggiungeremo anche questa autonomia, ne sono sicura!

Come ci siamo riusciti? Con tanto impegno, costanza, perseveranza e motivazione.
Ti racconto il nostro “toilet training” (esercizio strutturato della capacità di andare in bagno), nella speranza che possa darti utili spunti e magari stimolarti a provare anche con tuo figlio!

Prima di tutto devi essere motivato tu

Non ti mentirò. Seguire la procedura di toilet training non è affatto una passeggiata.
La prima cosa di cui hai bisogno, quindi, è di essere fortemente motivato di modo da non arrenderti alle prime difficoltà, quando i risultati tardano ad arrivare ma è necessario continuare e andare avanti senza compromessi.

La mia motivazione con mio figlio? L’ho sentita gridare forte dentro di me.
Arrivato a 5 anni, non sopportavo più di vederlo col pannolino.
Sempre più complicato trovare pannolini della sua taglia, di notte ero costretta addirittura a mettergli quelli da adulto: pannoloni giganti che dovevo attorcigliargli in vita tanto erano fuori misura, ai quali dovevo aggiungere un pannolino striscia interno di rinforzo per contenere tutta la pipì… come si fa per le persone inferme. E per non far muovere il tutto, sopra questo malloppo di plastica e cotone dovevo fargli indossare le mutande.
Vederlo conciato così era diventato insopportabile per me, pensando a quanto fastidio potesse avvertire lui.
Un giorno ho detto basta, e insieme a mio marito abbiamo deciso di provarci.

disegno con due bambini piccoli di cui uno che ha fatto pipì nel pannolino

Si tratta di una decisione che coinvolge inevitabilmente l’intera famiglia: tutti coloro che si rapporteranno con tuo figlio durante il training dovranno mettere in atto lo stesso comportamento se vuoi che la procedura abbia successo… e questo potrebbe voler dire farlo per parecchi mesi.

Perché è importante rispondere ad ogni circostanza con lo stesso comportamento?
Semplice: perché se il bambino anche per una volta di fronte ad un comportamento sbagliato non avrà dall’altro la medesima reazione, lui apprenderà tramite un’esperienza reale (quindi molto forte) che può capitare di “farla franca”; questo lo porterà a mettere di nuovo in atto il medesimo comportamento errato perché lui sa per esperienza che, prima o poi, come hai già fatto una volta cederai e lui la farà di nuovo franca.

Un esempio pratico: nel toilet training, ogni volta che il bambino si fa la pipì addosso va messa in atto la “procedura di correzione” a lui sgradita (di cui ti dirò nel prosieguo); se questa procedura non viene messa in atto, foss’anche per una volta sola, il bambino avrà sperimentato che non sempre al suo farsi la pipì addosso seguirà questa procedura e, di conseguenza, tenderà a fare di nuovo la pipì addosso sicuro del fatto che, prima o poi, accadrà di nuovo di riuscire ad evitare la procedura di correzione.

I bambini con difficoltà cognitive, anche gravi, non sono affatto stupidi, anzi: hanno semplicemente un modo diverso e più complesso di apprendere le cose, la maggior parte delle quali tramite esperienza diretta… ecco perché è importante “seguire le regole” con loro, sempre.

Quando pensi di non poter seguire il training (ad esempio se devi uscire per una commissione con tuo figlio e non puoi farne a meno), anche se sembra contraddittorio, per l’efficacia del metodo è meglio che in quell’occasione tu gli rimetta il pannolino, portandolo comunque in bagno negli intervalli di tempi dovuti, piuttosto che rischiare che si bagni e che tu non possa metta in atto la procedura di correzione.

rotoli di carta igienica colorati in sequenza

Perchè il toilet training

Per Giuliano, da quando aveva 3 anni, abbiamo scelto come approccio terapeutico lABA (Analisi del Comportamento Applicata) utilizzata in ambiti diversissimi (quali l’organizzazione aziendale, la medicina, la cura della depressione, l’insegnamento) tra cui quello cognitivo e sociale in bambini con ritardo cognitivo comportamentale (come l’autismo).
Anche per il controllo sfinterico, quindi, ci siamo rivolti al nostro psicologo supervisore che ha formulato un toilet training ad hoc per Giuliano, tenendo conto delle sue reazioni in corso d’opera.

Ogni bambino, come ogni individuo, è un universo a sé, e ognuno risponde diversamente agli stessi stimoli. La raccomandazione primaria che ti faccio, quindi, è di appoggiarti al terapista che segue tuo figlio nel caso in cui tu voglia iniziare il toilet training, di modo che possiate insieme apportare i cambiamenti che, nel corso della procedura, saranno necessari per lui.

In questo articolo puoi trovare degli utili suggerimenti e spunti su come potrebbe strutturarsi un intervento efficace di toilet training e, perché no, correggere alcune “cattive abitudini” di tuo figlio anche se già autonomo in bagno.

una bambina coi i piedi in acqua che accovacciata si guarda il ventre e i piedi

Quando iniziare

Il periodo che normalmente le mamme prediligono per il cosiddetto “spannolinamento” è l’estate, dato che gli “incidenti di percorso” comportano una fatica minore per essere rimediati: il bambino indossa pochi vestiti da lavare ed il letto bagnato comporta molta meno biancheria da pulire rispetto all’inverno.

Ma non sempre le cose più facili sono quelle più utili allo scopo, anzi.
Infatti, il periodo più favorevole per iniziare il toilet training è l’autunno, e per più di un motivo.

Innanzitutto, si tratta di una procedura che raramente durerà i canonici quindici giorni che necessitano i bambini che non hanno alcun problema di salute, ma verosimilmente dovrai metterla in pratica per un tempo molto più lungo.

Inoltre, in questo periodo è necessario seguire scrupolosamente la procedura: questo significa che, almeno in una fase iniziale (la cui durata varia da bambino a bambino) dovrai passare molto tempo in casa… e questo mal si concilia con l’estate, periodo di uscite e di vita all’aria aperta.

Infine, dato che come vedrai la procedura di correzione consiste nel far vivere al bambino il disagio del sentirsi bagnato, più vestiti lui indosserà e maggiore sarà il fastidio avvertito, per evitare il quale imparerà proprio a trattenere la pipì.

Sei curioso di conoscere nello specifico il toilet training e come si svolge?
Ti aspetto allora nella seconda parte dell’articolo, in cui ti illustrerò nei dettagli la procedura… e chissà che, anche tu come me, non decida di non accettare il pannolino di tuo figlio per sempre e di provarci!

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