Lunghi mesi nel buio più totale, tra notti passate insonni con gli occhi sbarrati al soffitto e giornate trascorse per la maggior parte del tempo a chiudere gli occhi per non vedere, non pensare, non avere paura. Ecco come mi sento.
Ci sono periodi difficili nella vita di ognuno di noi che sembrano impossibili da superare: si susseguono uno dopo l’altro problemi ed ostacoli che ci ritroviamo davanti come un muro invalicabile.
Ti arrabatti nel tentativo di trovare un modo prima per abbatterlo, poi per aggirarlo, poi per scalarlo. Ma quando vedi che non vi è alcuna imperfezione sulla superficie alla quale poterti aggrappare, decidi di provare persino a scavare per passarci sotto… anche se sai già che non avrebbe senso nemmeno tentare.
E quando nulla di quello che puoi fare riesce a portarti oltre quel muro? Non ti resta che sederti e… aspettare vigile.
In questa attesa è facile abbattersi, disperarsi, piangere ed urlare.
Molti in questo modo pensano di invocare chissà quale aiuto, artifizio o miracolo.
Molti scelgono anche la strada del vittimismo, convinti che questo darà loro l’alibi per potersi lasciare andare tra le sterili pacche sulle spalle altrui.

In questa attesa, invece, io credo che siano solo due le parole a cui aggrapparsi per sopravvivere, non lasciarsi andare alla disperazione o al panico e non dispendere inutilmente le energie: accettazione e gratitudine.
Accettare ciò che non si può cambiare è il primo e fondamentale passo da fare: una cosa questa che, ovvia nella teoria, non è affatto scontata né semplice da mettere in pratica.
L’accettazione va tenuta ben distinta dalla rassegnazione: presuppone la presa di coscienza profonda di una situazione che, almeno in quel momento, è immodificabile.
L’accettazione non è passività né arrendevolezza, ma al contrario presuppone una attiva consapevolezza capace di mettere le basi per un nuovo punto di partenza. Sì, perché sarà proprio da quella nuova situazione di fatto che dovrai partire per costruire il tuo nuovo inizio.

Al contempo serve nutrire la parte più profonda di noi: quella spirituale, fatta di luce, speranza e voglia di reagire con positivo attivismo. Per questo serve riappropriarsi della gratitudine, di quel sentimento che più ti spinge a cambiare radicalmente atteggiamento verso la vita e ciò che essa ha in serbo per te.
Persa nel tempo e fuori moda, è necessario riscoprirla proprio per dare valore alle cose importanti che abbiamo e che non notiamo più, accecati dai problemi della quotidianità.
Nei periodi più bui, anche di fronte alla malattia di mio figlio, non dimentico mai ogni giorno di ringraziare Dio e l’universo per quello che ho, anche se in quel momento sembra poco ed inutile rispetto a ciò che sento in pericolo.
In questo modo non evito le mie ansie ed angosce certo, ma mi metto in uno stato d’animo diverso, più positivo e pieno di speranza.

Non dimenticare di essere grato ogni volta che trovi la forza di resistere, di mantenerti calmo, di essere paziente, di rimanere lucido… ogni volta che vedi tuo figlio dormire sereno sul suo letto, il tuo compagno restarti accanto, il tuo amico tenderti una mano… ogni volta che ti accorgi di avere occhi per guardare, parole da pronunciare, gambe per camminare… ogni volta che respiri e che, pur nella malattia, puoi dirti ancora vivo.
La gratitudine anche per le piccole cose, insieme all’accettazione attiva di quello che non puoi cambiare, sono le uniche basi solide su cui poggiare ogni giornata, ogni azione, ogni respiro necessario per andare avanti. È solo per questa via che potrai superare con fiducia, perseveranza e speranza quel muro invalicabile che ora hai davanti e che, domani, riuscirai sicuramente a lasciarti alle spalle.
Grazie! Sto proprio passando un momento di cambiamento, cercando un’appartamento, vedendomi sbattere in faccia tante porte, sentendomi addosso tutte le responsabilità di essere mamma singola, di dover mascherare al meglio che posso la mia disperazione per non trasmettere a la mia piccolina tutto ciò che mi preme in cuore e mi strozza in gola. Lontana dalla mia famiglia, con amici che ho fatto solo un anno fa, e mi aiutano nel suo meglio. Con un lavoro fisso e sicuro che però sembra non essere sufficiente per chi mi deve dare la sua proprietà in affitto…
Piangendo prima di addormentarmi, svegliandomi prestissimo dopo aver dormito male, per piangere ancora prima di alzare la mia bimba…. e lì mi sono imbattuta con questo pezzo di speranza che mi avete dato… che mi ha fatto sentire un po’ meno sola, meno inadeguata, grazie infinite.
Cara Pamela, di fronte a periodi come quelli che ci racconti non possiamo che sentirci soli… se non altro soli nel prendere le decisioni ed affrontarne le conseguenze, qualunque esse siano.
Dalle tue poche parole però vedo che hai già molto per cui essere grata e da lì ripartire: una figlia che ami se la proteggi dai tuoi dolori, un lavoro fisso e degli amici che ti vogliono bene altrimenti non ti aiuterebbero.
Vai avanti fiduciosa, un giorno alla volta… abbiamo molte più risorse di quelle che pensiamo dentro di noi.
Ti auguro di trovare presto la vostra nuova casa dove ricominciare a sentire quella pace che oggi non hai, ma che presto tornerà.
Un super abbraccio a te e tua figlia!